Il Re di Tiktok è italiano, ma non è italiano. Abbiamo letto questa frase ovunque negli ultimi giorni. Khaby Lame è diventato il tiktoker più seguito al mondo, e con l'occasione si è ritirata fuori la storia della sua cittadinanza. Subito tutti a indignarsi. E allora com’è possibile, è in Italia da quando aveva un anno, è una vergogna per il Paese. Niente, improvvisamente Khaby Lame deve diventare subito italiano. Tutti concordano. Questa storia, però, non riguarda solo lui. Ci sono 877mila bambini, bambine, ragazzi e ragazze che frequentano le nostre scuole, parlano la nostra lingua, vivono nel nostro Paese. Ma non sono italiani. Khaby Lame è famoso e quindi è un caso. Ben venga se è un motivo per parlarne, allora però apriamo gli occhi.
La cittadinanza non può essere un premio o un privilegio, ma è un diritto. Ricorderete la storia di Adam e Ramy, i due ragazzi coraggiosi che riuscirono a sventare il dirottamento del bus a San Donato Milanese. Loro sono diventati cittadini italiani. Khaby Lame sarà italiano nei prossimi giorni, o nelle prossime settimane. Sì, perché dopo il caso che si è creato è arrivato l'annuncio del sottosegretario Sibilia: "Volevo tranquillizzarti sul fatto che il decreto di concessione della cittadinanza è stato già emanato i primi di giugno dal Ministero dell’Interno – ha scritto su Twitter rivolgendosi al tiktoker – A breve sarai contattato dalle istituzioni locali per la notifica e il giuramento". Ma Adam e Ramy, come Khaby – che italiano ancora non è – hanno sempre detto che questa storia no, non riguarda solo loro.
Tra l'altro per Khaby Lame la cittadinanza italiana arriva alla fine di una pratica lunghissima, cominciata quando ha compiuto diciotto anni. Per capirci: oggi ne ha 22. Questi sono i tempi, oltre al fatto che fino a diciotto anni non si può richiedere – anche se nati in Italia, ma da genitori stranieri – e anche quando si fa la domanda non è facile, perché non si deve avere alcuna interruzione della residenza in Italia. Questo è ciò che passano i ragazzi e le ragazze che provano a prendere la cittadinanza italiana, sentendosi stranieri a volte fino ai vent'anni e oltre. E soprattutto quale sarebbe il loro Paese? Quello dei loro genitori di cui – a volte – non parlano neanche la lingua?
La storia di Khaby Lame è esplosa (di nuovo) proprio nei giorni in cui sta per cominciare – alla Camera dei deputati – la discussione sulla proposta di legge sullo Ius scholae, che prevedrebbe una procedura molto semplice: può chiedere la cittadinanza italiana chi è arrivato nel Paese entro i 12 anni e ha completato almeno un ciclo scolastico da cinque anni. I partiti di destra – Lega e Fratelli d’Italia – già in commissione hanno proposto emendamenti assurdi, come il fatto che per chiedere la cittadinanza uno debba conoscere tutte le sagre d’Italia, paese per paese. Bocciati, ma ora annunciano un’opposizione feroce in Aula. Per Matteo Salvini "la cittadinanza non è un biglietto di ingresso al luna park, ma è una scelta di vita che va fatta e voluta consapevolmente e, aggiungo, meritata". E torniamo lì, per gli stranieri l’Italia è un parco giochi, la cittadinanza è un premio, non un diritto. A meno che non diventi famoso, allora cambia tutto.