In Italia quasi 400mila famiglie diventano povere per pagarsi le spese mediche, più della metà è al Sud
Un milione e 348mila famiglie in Italia devono spendere più di un quinto dei propri guadagni "non essenziali" (cioè escludendo quelli che vanno in alimentari) per le spese mediche. È il 5,17% di tutte le famiglie del Paese. Il dato è emerso da uno studio presentato da Antonello Maruotti, docente di Statistica all'università Lumsa di Roma, su Avvenire. La costante scarsità di fondi alla sanità pubblica, unito alla pandemia da Covid-19 che peggiorato molte situazioni preesistenti, fa sì che oggi moltissime famiglie debbano spendere una parte significativa dei propri soldi per accelerare i tempi ed evitare liste d'attesa lunghissime. Per qualcuno (378mila famiglie, di cui circa 210mila residenti al Sud) questo significa scendere sotto la soglia di povertà relativa.
Il numero preciso è di 1.348.473 famiglie in tutta Italia. Queste famiglie ogni mese, messi da parte i soldi per i consumi alimentari, devono spendere il 20% di quanto gli resta per fare fronte alle spese mediche. Questo può includere assistenza medica, visite specialistiche, farmaci e tutti gli altri tipi di beni e servizi medici. La loro alternativa sarebbe di rivolgersi al Servizio sanitario nazionale, che però è spesso sovraccarico e incapace di rispondere a tutti allo stesso modo. Come detto, ci sono anche 378.629 famiglie che se non dovessero affrontare queste spese ogni mese sarebbero al di sopra della soglia di povertà relativa, mentre invece si ritrovano al di sotto. Famiglie che a tutti gli effetti diventano povere per potersi curare.
Il motivo è che la spesa per le necessità mediche ricade sempre più spesso sulle famiglie. D'altra parte, lo stesso studio ha riportato che tre famiglie su quattro (il 74,8%) hanno un qualche tipo di spesa medica da affrontare mensilmente. E non è un problema che colpisce tutti ugualmente: a essere più penalizzate sono le famiglie fragili. Si parla di nuclei familiari con dei minorenni, oppure con un over 75 a carico. Ma anche di chi ha un reddito basso, come quando capofamiglia ha un titolo di studio basso e un lavoro modesto.
Le differenze, poi, spiccano anche a livello territoriale. Ad esempio, in Toscana solo il 3% delle famiglie si trova a spendere più del 20% dei propri guadagni "non essenziali" per le spese mediche. La cifra resta piuttosto bassa in tutto il Nord, con il Piemonte al 4,9%, l'Emilia-Romagna al 4%, il Veneto al 6%. La Regione Lombardia fa registrare il 5,6% (anche se bisogna tenere a mente che vista la popolazione lombarda si parla comunque di 252mila famiglie). Le cifre sono ben più alte, in media, al Sud. Il 6,7% in Sicilia, il 7,2% in Basilicata, l'apice è al 9,1% in Calabria, una Regione in cui la sanità è commissariata da 13 anni.
La stessa disuguaglianza si vede nei numeri delle famiglie che entrano in povertà per pagare le spese mediche. Nelle Regioni settentrionali per la maggior parte questo avviene a meno dell'1% dei nuclei familiari. Scendendo nella penisola la media cresce, e nel Centro Italia si trovano ad esempio il Lazio e l'Umbria con l'1,5%. La percentuale si alza decisamente nel Mezzogiorno: dal 2,8% della Campania al 3,9% della Basilicata, fino al 4,3% della Calabria.