In Italia meno investimenti in Istruzione e stipendi dei prof più bassi della media Ocse: il report
In Italia si continua a investire troppo poco in istruzione. Una denuncia che viene ribadita dall'Ocse nella nota sul nostro Paese inserita nel rapporto "Education at a Glance 2023", presentato oggi al ministero dell'Istruzione. L'Italia investe infatti il 4,2% del suo Pil in istruzione, dal livello primario a quello terziario: un dato al di sotto della media dei Paesi Ocse, del 5,1%.
Un dato che evidenzia ancora una volta come l'Italia rischi di restare indietro quando si parla di investimenti nella scuola, nelle nuove generazioni e nel futuro: "Tutti i Paesi dell'Ocse e i Paesi partner destinano una quota consistente del loro prodotto interno lordo all'istruzione. Nel 2020, i Paesi dell'Ocse hanno speso in media il 5,1% del loro Pil per gli istituti di istruzione dal livello primario a quello terziario. In Italia la quota corrispondente era pari al 4,2% del Pil, di cui il 30% era destinato all'istruzione primaria, il 16% all'istruzione secondaria inferiore, il 30% all'istruzione secondaria superiore e post-secondaria combinati e il 24% ai percorsi di laurea triennale, laurea specialistica e dottorato o equivalenti", si legge nel report.
Che poi precisa che i finanziamenti al settore dell'istruzione in termini assoluti siano chiaramente influenzati dai livelli di reddito nel Paese, per cui quelli con un Pil pro capite più elevato tendono a registrare una spesa per studente più elevata. "Per tutti i livelli di istruzione, da quella primaria a quella terziaria, l'Italia spende 11.439 dollari all'anno per studente equivalente a tempo pieno (adeguato in funzione del potere d'acquisto), rispetto alla media dell'Ocse pari a 12.647 dollari", si legge ancora.
Il report non parla solamente di investimenti nel settore, ma anche del trattamento economico dei professionisti della scuola. Gli insegnanti, si sottolinea per prima cosa nel report, in Italia "tendono ad avere un'età avanzata", per cui il 60% del personale docente delle scuole superiori ha oltre 50 anni (la media Ocse per questo dato è del 40%. E per quanto riguarda le buste page, quelle degli insegnanti tendono a essere basse: "Gli stipendi medi effettivi degli insegnanti corrispondono a solo il 69% degli stipendi di altri lavoratori con un livello di istruzione terziaria, il che potenzialmente riduce l'attrattività della professione per i nuovi candidati", afferma il rapporto.
Per poi precisare che gli stipendi dei professori tra il 2015 e il 2022 sono diminuiti in termini reali del 4%. Su questo punto è intervenuto anche il ministro dell'Istruzione, Giuseppe Valditara, che ha affermato come ci sia "una crisi della professione docente in tutti i Paesi Ocse". E ancora: C'è una proporzione tra lo stipendio del docente rispetto ai salari di chi ha una educazione terziaria e fa altri lavori con percentuali impressionanti in alcuni Paesi. C'è poi anche il tema di ridare autorevolezza sociale a questo lavoro che è il più bello del mondo. Ridare prestigio sociale e autorevolezza è la grande sfida per rendere sempre più attraente questa professione, è questa la grande sfida del futuro. Dobbiamo motivare i docenti e incoraggiare i giovani migliori a intraprendere questa carriera".
Secondo Valditara questa è "una delle grandi emergenze su cui tutti dobbiamo ragionare". Non è l'unica preoccupazione avanzata dal ministro: "Nell'area Ocse il 14% dei giovani adulti non ha conseguito un diploma di istruzione secondaria superiore, in Italia è il 22%. Un dato che desta preoccupazione", ha detto presentando il report. Questo dato, ha proseguito Valditara, "va riconnesso con la documentata divaricazione nei risultati formativi nel nostro Paese, ma un'Italia che resta spaccata in due, e lo continuo a dire, è moralmente inaccettabile".