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In Italia mancano 60mila infermieri, quasi la metà nelle Regioni del Nord

Per far fronte alla carenza di infermieri, la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche ha elaborato proposte da attuare nel breve, medio e lungo termine. Tra i vari interventi, secondo la Fnopi, bisognerebbe favorire il riavvicinamento degli infermieri alla propria residenza e pensare a incentivi contrattuali ed economici per far rientrare in Italia chi è emigrato.
A cura di Giuseppe Pastore
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Immagine di repertorio
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In Italia mancano più di 60mila infermieri rispetto all'effettivo fabbisogno. Soprattutto nelle regioni del Nord dove si registra una carenza di circa 27mila infermieri, con la Lombardia in cima alla lista: qui ne servirebbero circa 9mila in più. Fanno seguito il Sud e le isole, dove occorrerebbero altri 23mila e 500 professionisti, e infine il centro in cui mancano 13mila operatori. A livello territoriale, invece, le regioni con la carenza più alta di personale (dopo la Lombardia) sono il Lazio e la Campania. A lanciare l'allarme è la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi) che segnala come una simile situazione possa rappresentare un rischio per l'assistenza nei territori e che per questo siano urgenti interventi risolutivi soprattutto a breve termine, visto che il Piano nazionale di ripresa e resilienza, guardando all'esperienza della pandemia, destina ben 4 miliardi al potenziamento dell'assistenza territoriale.

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Infermiere, la professione del futuro

Secondo i dati Ocse, riportati dalla Fnopi, in Italia ci sono meno di 6 infermieri ogni mille abitanti: una delle proporzioni peggiori d'Europa. La professione infermieristica viene definita dalla Federazione di categoria la "professione del futuro", come ha dimostrato il fatto che nel corso del 2020 sia cresciuta dell'8% la domanda di giovani laureati in Infermieristica. La Fnopi che ha elaborato alcune proposte per fronteggiare l'emergenza all'interno di un documento che "diventerà – fa sapere la Federazione – elemento ulteriore di interlocuzioni politiche e istituzionali della Federazione".

Le proposte per superare la carenza di infermieri in Italia

Si tratta di interventi a breve, medio e lungo termine, con particolare attenzione ad alcune zone del Paese dove la situazione è più precaria,  che danno rilevanza a criteri come quello della residenza del professionista. Più in particolare, nel breve termine si propone di: consentire all'infermiere di esercitare liberamente la professione con il supporto delle strutture sanitarie territoriali, prevedere progetti che garantiscano a quelle residenziali di ricevere un supporto nelle prestazioni infermieristiche da parte delle Asl, favorire il riavvicinamento territoriale degli infermieri in base alla loro residenza e infine incentivare le strutture sociosanitarie come sedi in cui svolgere i tirocini dei corsi di laurea triennale. Le proposte per il breve termine sono le più urgenti da attuare secondo la Fnopi "perché – scrive – il problema è ora, così come ora deve partire l’applicazione del PNRR".

Nel medio termine, invece, si propone di intervenire ridefinendo le regole di accreditamento delle strutture sanitarie in base ai bisogni dei cittadini che possono variare nel tempo. Ma anche di valorizzare il professionista nelle strutture territoriali e di promuoverne uno "sviluppo in chiave clinica" così che possa gestire meglio l'assistenza. La Fnopi punta anche a incoraggiare il rientro degli infermieri che lavorano all'estero. Secondo le stime della Federazione, infatti, sono circa 20mila gli infermieri italiani emigrati. Per questo, si propongono incentivi contrattuali ed economici che mettano un freno all'emigrazione e che possano, al tempo stesso, convincere qualcuno a tornare. In Italia, infatti, lo stipendio medio di un infermiere è di 1.410 euro contro una media europea di circa 1.900 euro. A farla da padroni, invece, sono Germania e Regno Unito con paghe medie di 2.500 euro.

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