Ha fatto scalpore la lettera d'addio con cui il veneziano Loris Bertocco ha annunciato l'intenzione di ricorrere al suicidio assistito per togliersi definitivamente la vita. Ha fatto scalpore non soltanto per la tematica in sé, quella del fine vita, che irrimediabilmente e immancabilmente scatena accese polemiche tra fazioni contrapposte. No, la lettera di Loris Bertocco ha fatto scalpore soprattutto perché ha avuto il coraggio di mettere uno Stato cieco e assente di fronte alle proprie gravissime responsabilità: in Italia i disabili sono completamente abbandonati a se stessi, nessuna istituzione è in grado di prendersi cura di questi milioni di soggetti, a sopperire le carenze di un sistema che li ignora sono i parenti. Nessuna assistenza, nessun sostegno, aiuti economici scarsissimi e burocrazia folle, tutto questo è ciò che lo Stato mette a disposizione dei soggetti più deboli della società.
Uno Stato sordo, quello italiano, che da anni ignora i molteplici appelli e le denunce dei parenti stremati. In Italia, un disabile affetto da gravi patologie, che ha bisogno di assistenza continua e permanente per alzarsi, lavarsi, vestirsi, mangiare, prendere le medicine, a meno che non sia ricco – no, nemmeno benestante, proprio ricco – sopravvive in maniera indegna fino alla morte. E se non fosse per l'aiuto costante prestato quotidianamente da genitori, figli e fratelli – i cosiddetti caregiver, spesso costretti ad abbandonare la propria occupazione e a rinunciare alla propria vita personale -, un disabile in Italia probabilmente non riuscirebbe a sopravvivere nemmeno un solo mese.
Proprio questo ha denunciato Loris Bertocco nella sua lettera d'addio. Paralizzato sin da quando aveva 19 anni a causa di un incidente stradale, Loris ha scritto nero su bianco un j'accuse terribile: lo Stato di fatto nega la dignità ai disabili. Le misure economiche messe in campo sono infatti risabili e assolutamente inadeguate a coprire i costi che queste patologie generano: lo Stato eroga due assegni, quello di accompagnamento e la pensione di invalidità, che insieme ammontano a circa 800 euro mensili.
Con questi 800 euro mensili una persona affetta da grave disabilità e impossibilitata non solo a lavorare, ma anche a compiere i più banali gesti quotidiani come farsi una doccia o mangiare un piatto di pasta e dunque che necessita di assistenza permanente e continua, dovrebbe pagarsi tutte le spese: affitto, mangiare, medicine, eventuali visite mediche per le quali non ha ancora l'esenzione e, se non ci fossero i parenti a sopperire alla carenza, anche una badante h24. Solamente i badanti h24 in grado di seguire un disabile affetto da una grave patologia – al plurale, perché un solo badante spesso non è abbastanza – costano all'incirca 3000 euro al mese, fate un po' voi i conti.
Ci sono poi ulteriori misure economiche erogate da Comuni e Regioni, circa 6 miliardi totali annui, ma per ottenerle si deve essere pronti a combattere una lunga battaglia contro la folle burocrazia italiana fatta di regole ingarbugliate, interpretabili e mai chiare, ma soprattutto queste misure non sono regolamentate a livello nazionale e variano da ente a ente, dunque nei comuni più piccoli, per esempio, quindi con meno risorse a disposizione, potrebbero anche non essere presenti e vengono inoltre erogate "fino a esaurimento" degli stanziamenti e quindi potrebbero non esservi risorse sufficienti per tutti.
E il ricovero in strutture specializzate? Anche in questo caso le possibilità scarseggiano: non ci sono posti sufficienti nelle strutture pubbliche e in quelle private o convenzionate il costo è interamente a carico della famiglia del disabile per una cifra mensile – in Lombardia, ad esempio – che si aggira tra i 2.000 e i 3.000 euro al mese, a seconda delle prestazioni necessarie. In caso di ricovero, inoltre, si perde il diritto a percepire l'assegno di accompagnamento e alle eventuali ulteriori misure economiche erogate dagli enti locali.
A sopperire le mancanze dello Stato ci sono i cosiddetti caregiver, i parenti stretti del malato che lo assistono in tutto e per tutto spesso rinunciando alla propria vita e al proprio lavoro. In sostanza lo Stato italiano si è liberato dal fardello dell'assistenza ai disabili scaricandolo interamente sulle spalle dei congiunti. Da anni i caregiver familiari chiedono un ufficiale riconoscimento della loro figura e un sostegno di tipo pensionistico ed economico. Purtroppo, però, nonostante inizialmente in Parlamento venne presentato un buon testo dall'onorevole Laura Bignami, proprio poche settimane fa la commissione competente ha presentato un testo di legge unificato che in molti, tra cui la stessa Bignami, hanno definito una vera e propria beffa: il testo, infatti, non riconosce alcuna tutela, ad esempio i contributi figurativi, né alcun ruolo decisionale ai caregiver. Insomma, uno specchietto per le allodole inutile e perfino controproducente.