In Italia ci sono più di 700 persone al 41 bis: il rapporto del Garante dei detenuti
Sono 740 i detenuti sottoposti al 41 bis in Italia, distribuiti in diverse carceri su tutto il territorio nazionale. A riaccendere i fari sul regime speciale è un rapporto del Garante dei detenuti – dopo mesi in cui si è tornato a parlare di 41 bis per via della vicenda dell'anarchico Cospito – che illustra puntualmente numeri e criticità della misura. I 740 detenuti al 41 bis sono praticamente tutti uomini – appena 12 le donne – e vengono distribuiti in 60 sezioni di 12 istituti penitenziari. Nel rapporto c'è una tabella che distingue i detenuti in base alle fasce d'età: solo uno ha meno di trent'anni, poi ci sono 50 trentenni, 150 quarantenni, 218 cinquantenni, 234 sessantenni (è la fascia più numerosa) e 87 over settanta.
I numeri dei detenuti al 41 bis in Italia
Per quanto riguarda gli istituti, invece, i detenuti sono così distribuiti: 45 a Cuneo, 150 a L'Aquila (è il numero maggiore, qui si trovano tutte e 12 le donne sottoposte al 41 bis), 96 a Milano-Opera, 70 a Novara, 3 a Nuoro, 70 a Parma, 44 a Roma-Rebibbia, 88 a Sassari-Bancali, 81 a Spoleto, 29 a Terni, 18 a Tolmezzo e 46 a Viterbo.
Il Garante spiega che i detenuti sono organizzati in gruppi di socialità, formati da quattro persone. Ci sono poi le aree riservate che "non sono previste dalle legge", si sottolinea nel rapporto, ma vengono utilizzate nel caso di 35 detenuti sottoposti a ulteriori restrizioni rispetto al regime speciale.
Negli anni, inoltre, il numero di detenuti al 41 bis è rimasto stabile. La media è di 731 persone, e si va dalle 699 del 2012 alle 740 del 2022. Il picco è del 2019, quando c'erano 756 detenuti sottoposti al regime speciale. Degli attuali 740, in 613 hanno una condanna definitiva, mentre 121 sono in carcere in misura cautelare. Tra chi ha ricevuto una condanna definitiva 204 sono ergastolani, mentre 250 hanno una pena temporanea.
Le critiche del Garante dei detenuti al 41 bis
Dopo aver illustrato i numeri, il Garante nazionale condivide dubbi e perplessità sul regime speciale, nati durante la lunga verifica effettuata nelle carceri. Vengono menzionate una serie di restrizioni che "incidono significativamente sulla qualità della vita delle persone ristrette", senza avere alcun collegamento con le finalità del 41 bis: si va dalla possibilità di acquistare una sola melanzana al numero di libri che si possono avere (non più di quattro), passando per il divieto di appendere fotografie alle pareti salvo una – e una soltanto – di un familiare. Il Garante nazionale fa una riflessione chiara:
Il passo tra ‘sospensione del trattamento’ e il rischio di abbandono della finalità costituzionale della pena che sempre è molto breve.
Inoltre bisogna continuare a tenere alta l'attenzione sull'evolversi della persona detenuta e dei suoi legami con le organizzazioni. È questo, d'altronde, il motivo di esistere del 41 bis. Ma se viene meno questo presupposto anche il regime speciale va rivalutato, dice il Garante nazionale:
Altrimenti, vi è il rischio che il rinnovo della misura a carico di singole persone finisca implicitamente col riferirsi soltanto al reato ‘iniziale’ per cui la persona è stata condannata e alla persistente esistenza sul territorio dell’organizzazione criminale all’interno del quale il reato è stato realizzato.
Anche sugli spazi, il Garante è particolarmente critico, soprattutto per ciò che riguarda le strutture:
Porre dei limiti ulteriori in Istituti già di per sé spesso inadatti anche per la detenzione normale è stato ed è certamente foriero di salette per la “socialità” anguste, di cortili cupi, di ripetersi di grate e di altre simili configurazioni spesso inadeguate. La schermatura di finestre nella gran parte di essi aggiunge problemi ed è adottata anche quando dalla finestra si potrebbe vedere soltanto un muro grigio.
Le raccomandazioni del Garante sul regime speciale
Nella conclusione del suo rapporto, il Garante dei detenuti invita innanzitutto a riflettere sulla funzionalità del 41 bis, visto che negli anni l'ampio numero di detenuti che vi sono sottoposti è rimasto stabile. Poi chiede che non venga protratto il regime speciale fino alla fine dell'esecuzione di una pena temporanea – è il caso di chi viene rimesso in libertà uscendo direttamente dal 41 bis – e di abolire le aree riservate.
Il Garante chiede di riconfigurare gli ambienti per far passare aria e luce naturale, di ripensare i cortili di passeggio, di avviare un percorso di alfabetizzazione e istruzione di base, di adottare lettori di libri elettronici (in modalità ovviamente offline) e di rendere possibile l'acquisto o l'abbonamento a giornali e organi di stampa. Infine il Garante dei detenuti chiede l'emanazione di una circolare chiara con delle linee guida, per evitare che nell'applicazione del regime speciale vengano utilizzate misure restrittive non funzionali all'obiettivo del 41 bis.