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In Italia 3 milioni di persone hanno un lavoro irregolare, una su quattro è nel settore domestico

Il nuovo Piano nazionale per la lotta al lavoro sommerso, pubblicato dal ministero del Lavoro, mostra quali sono i settori in cui il lavoro irregolare è più diffuso. In più, spiega le strategie dei prossimi tre anni per ridurre il lavoro in nero e in grigio.
A cura di Luca Pons
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In Italia ci sono 3 milioni di persone che lavorano irregolarmente. Si va dai rapporti di lavoro in nero – che non hanno nessuna forma di contratto e per la legge semplicemente non esistono – al lavoro grigio, in cui formalmente le cose sono a posto ma ci sono degli elementi irregolari. Può essere il numero di ore effettivamente lavorate, o il tipo di rapporto lavorativo (è il caso delle ‘false collaborazioni', in un cui lavoratore che teoricamente è autonomo diventa di fatto un dipendente) o altri aspetti ancora.

Insomma, il mondo del sommerso è ampio. Il nuovo Piano nazionale per la lotta al lavoro sommerso, pubblicato dal ministero del Lavoro insieme al decreto ministeriale n.221 che lo adotta, definisce cosa intende fare lo Stato per cercare di limitarlo nei prossimi tre anni.

Come detto, a lavorare in modo irregolare sono circa 3 milioni di persone – il 12% dei lavoratori italiani – e più di un quarto di queste opera nel settore domestico. Nel lavoro in casa il tasso di irregolarità è al 52,3%, cioè ci sono più lavoratori domestici irregolari che regolari.

Il commercio vede occupate circa 333mila persone in modo non regolare, ma il settore con il tasso di sommerso più alto dopo quello domestico è l'agricoltura: qui un quarto dei lavoratori (il 24,4%) è in qualche modo non a norma. Si parla di circa 220mila persone.

C'è poi l'ambito delle attività artistiche e del divertimento, dove ad essere fuori dalle regole è il 23,1% degli addetti (circa 241mila persone). Spiccano anche le attività immobiliari e professionali, l'industria manifatturiera, il settore delle costruzioni, l'alloggio e la ristorazione.

Gli obiettivi posti dal Piano nazionale sono principalmente due. Da una parte, aumentare le ispezioni del 20% rispetto al periodo 2019-2021, entro il 2024. Dall'altra, ridurre il lavoro sommerso di almeno due punti percentuali nei settori presi in considerazione.

Per fare più ispezioni bisognerà potenziare il personale dell'Ispettorato nazionale del lavoro, cosa che il ministero promette di fare. In più, il Piano spiega che si intende anche migliorare il sistema di sanzioni e introdurre delle norme per "rendere noti i soggetti operanti in regime di irregolarità", così da colpire la reputazione delle imprese che assumono lavoratori in nero. Infine, tra le misure da mettere in campo ci sono delle politiche attive rivolte ai lavoratori più fragili, "per prevenire la loro cattura nell'ambito del lavoro irregolare".

Per quel che riguarda il lavoro domestico, cioè il settore in cui l'irregolarità è più diffusa, "l'azione ispettiva rappresenta un'opzione residuale per l'efficace contrasto" al sommerso. Cioè, le ispezioni non possono fare più di tanto, tra le altre cose perché è difficile ispezionare le case di privati e perché spesso i lavoratori preferiscono non denunciare la propria situazione. Per questo servono dei "meccanismi di emersione diversi".

Ad esempio, uno degli obiettivi è semplificare le procedure necessarie per il lavoro domestico. Un altro è ridurre "l'informalità nella fase di incontro", creando un portale sul sito dell'Inps per registrarsi e gestire i rapporti di lavoro. Si parla anche di un possibile bonus, legato all'Isee familiare, per compensare in parte i costi. Infine, il Piano propone di ripristinare i voucher, "limitatamente ai datori di lavoro che siano cittadini privati e famiglie", per "ricondurre nella legalità prestazioni abitualmente svolte in nero".

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