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In Europa PD e FI votano assieme per dare aiuti anche alle aziende che eludono le tasse

Ogni anno in Italia si perdono per questo motivo otto miliardi di euro. Bocciato un emendamento della Sinistra europea che chiedeva di escludere le imprese “dai sistemi statali di assistenza finanziaria se hanno sede in paradisi fiscali nell’Ue”. Votano contro anche Calenda e Danti. Smeriglio e Bartolo si astengono. A favore Movimento Cinque Stelle, Lega e Fratelli d’Italia.
A cura di Gloria Bagnariol
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I paradisi fiscali in Europa hanno animato il dibattito durante l’emergenza Coronavirus. Il tema in Italia si era sollevato a partire dal caso Fca, punta dell’iceberg di un sistema che coinvolge migliaia di imprese che scelgono di spostare la loro sede all’estero per beneficiare di una tassazione più favorevole. Se ne è tornato a discutere a Bruxelles, dove oggi il Parlamento europeo è impegnato a discutere e votare sui risultati del Consiglio europeo.

Quasi tutti i gruppi politici, esclusi quelli in cui siedono i rappresentati di Fratelli d’Italia e la Lega, hanno presentato una risoluzione comune per prendere posizione rispetto al Recovery Fund e al budget europeo 2021-2027 e per preparare la posizione in vista delle negoziazioni con le altre istituzioni. Tutti gli emendamenti – 35 – al testo sono stati bocciati, tra questi  ce ne erano due (il 23 e il 24), presentati dal GUE/NGL (La Sinistra europea) che riguardavano l’elusione fiscale. Hanno votato contro il Pd – a esclusione di Bartolo e Smeriglio – Forza Italia, l'esponente di Italia Viva Nicola Danti e il leader di Azione Carlo Calenda, nonostante le sue prese di posizione contro il governo per aver offerto finanziamenti a Fca.

Nel primo, si “esprime profondo rammarico per il fatto che l’accordo [sul Recovery Fund] non garantisce che l’assistenza finanziaria sia concessa unicamente alle imprese che rispettano gli accordi collettivi pertinenti o che le imprese beneficiarie si astengano dal riacquistare azioni o pagare dividenti agli azionisti e dal concedere premi ai dirigenti; si rammarica inoltre che l’accordo non garantisca che gli aiuti di Stato e il sostegno finanziario non siano forniti a imprese registrate in paesi che figurano nell’elenco dell’Ue delle giurisdizioni non cooperativi a fini fiscali”. Tra i deputati italiani la formulazione ha trovato il favore solo della delegazione del Movimento Cinque Stelle. Contrari Pd, Forza Italia e Fratelli d’Italia, mentre la Lega si astiene.

Il comportamento è stato un po’ diverso per il secondo emendamento, centrato esclusivamente sui paradisi fiscali. L’emendamento recita: “è fortemente preoccupato per la significativa perdita di entrate pubbliche causata dall’elusione fiscale collegata agli Stati membri dell’Ue; ritiene essenziale che le imprese siano escluse dai sistemi statali di assistenza finanziaria se hanno sede in paradisi fiscali nell’Ue”. Qui il voto favorevole dei Cinque Stelle è stato accompagnato da quello dei colleghi della Lega e di Fratelli d’Italia. Vota di nuovo contro Forza Italia e il Pd, a esclusione di Bartolo e Smeriglio che si astengono.

Tax Justice Network, un’associazione che si occupa di giustizia fiscale, ha calcolato che ogni hanno l’elusione fiscale costa all’Unione europea 27 miliardi di dollari. Solo in Italia si perdono ogni anno otto miliardi di euro. L’argomento è stato affrontato anche a Montecitorio dove a maggio, è stato votato un emendamento presentato da Liberi e Uguali  al Dl liquidità per bloccare i finanziamenti alle aziende con sede all’estero. Nicola Fratoianni – cofirmatario insieme a Luca Pastorino – aveva promesso: “Torneremo sull’argomento, ve lo assicuro, anche agendo sul piano europeo, perché è inaccettabile che paesi come l’Olanda abbiano regimi a tutto vantaggio delle grandi imprese, a discapito degli altri Paesi europei”.

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