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In che modo la tassa sugli extraprofitti può far aumentare i costi dei conti correnti

La tassa sugli extraprofitti delle banche è stata varata dal governo Meloni e accolta con favore da buona parte delle opposizioni. Un rischio, però, è che gli istituti di credito decidano di compensare le perdite – tra i 2 e i 3 miliardi di euro – aumentando i costi di gestione dei conti correnti per i propri clienti.
A cura di Luca Pons
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La tassa sugli extraprofitti delle banche, relativa solamente al 2023, è stata annunciata a sorpresa dal governo Meloni insieme agli ultimi due decreti omnibus. La norma prevederà un'imposta del 40% sui margini di profitto che le banche hanno visto aumentare quest'anno rispetto al 2022, con un gettito che potrebbe oscillare tra i 2 e i 3 miliardi di euro. Però secondo i critici – che si sono fatti sentire sia nella maggioranza che nell'opposizione – la misura rischia di essere un'arma a doppio taglio, portando le banche ad aumentare i costi di gestione dei conti correnti per i propri clienti.

Lo stesso allarme è arrivato da Assoutenti. L'associazione ha sottolineato: "Oggi l’Istat registra un aumento annuo delle tariffe del 6,4% per la voce spese bancarie a carico dei cittadini", a conferma che alcune banche hanno già aumentato il costo dei conti correnti "con modifiche unilaterali delle condizioni contrattuali, adducendo come motivo gli elevati livelli di inflazione".

Ora, il rischio è che gli aumenti continuino e anzi, accelerino, "considerato che con la nuova tassa sugli extraprofitti le banche potrebbero rifarsi sui correntisti al fine di recuperare le perdite". Insomma, se complessivamente l'imposta una tantum colpirà i profitti straordinari di quest'anno, gli istituti di credito potrebbero decidere di compensare questa uscita inattesa aumentando i costi burocratici per i propri clienti.

Nel più recente report di Bankitalia sul tema, che si riferisce al 2021, il costo medio annuo di un conto corrente era salito 94,7 euro, e negli ultimi anni ci sono stati aumenti ulteriori. Tanto che la stessa Banca d'Italia, a febbraio, con una nota aveva invitato a valutare "con estrema attenzione" la scelta di introdurre nuovi aumenti, notando che l'aumento dei tassi d'interesse fissato dalla Bce poteva portare "effetti positivi" per le banche anche senza un incremento dei costi dei conti correnti.

Il report già menzionato evidenziava che a crescere erano state soprattutto le spese fisse, e in particolare quelle la gestione e l'emissione delle carte di pagamento. Secondo le stime di Assoutenti, in futuro degli ulteriori aumenti potrebbero portare a un aumento di altri 10,3 euro all'anno. Estendendo questo dato a tutti i 47,7 milioni di correntisti in Italia, il costo complessivo per i contribuenti sarebbe di 491,3 milioni di euro.

Così, il presidente di Assoutenti Furio Truzzi ha chiosato: "Il governo deve attivarsi da subito per impedire che un provvedimento giusto come la tassazione degli extraprofitti possa trasformarsi in un danno per la collettività, bloccando sul nascere qualsiasi rincaro dei costi bancari". L'associazione ha chiesto un incontro con l'esecutivo e ha detto di essere pronta a denunciare all'Antitrust le banche che eventualmente applicheranno dei rincari esagerati e non giustificati, che danneggino i clienti.

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