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“In carcere c’è la peggiore umanità”: la frase offensiva dell’assessora Donazzan (Fdi) sui detenuti

Polemiche dopo la frase pronunciata dall’assessora veneta di Fdi Elena Donazzan, secondo cui in carcere c’è “la peggiore umanità”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Bufera sulle parole dell'assessora veneta Elena Donazzan, di Fratelli d'Italia, che ha fatto una dichiarazione sui detenuti in carcere, ritenuta offensiva e inappropriata. "Non esistono regole d'ingaggio chiare in assoluto, quando abbiamo a che fare con la peggiore umanità. Perché voi non avete a che fare con le signorine". Lo ha affermato ieri l'assessora al Lavoro, mentre incontrava all'esterno del carcere Due Palazzi di Padova gli agenti di polizia penitenziaria, vittime di recenti aggressioni. La frase ha suscitato polemiche da parte delle forze politiche di centrosinistra e degli operatori del carcere.

L'espressione, riportata dai quotidiani locali, è stata poi spiegata oggi dalla stessa Donazzan in una nota: "Gli agenti non hanno a che fare con la vigilanza in una scuola dell'infanzia con le creature che sono la migliore umanità, ma in carcere, banalmente, ribadisco, con persone che qualcosa di male nella vita devono averlo fatto per essere recluse".

Secondo l'assessora regionale di Fdi "si stanno sviluppando polemiche pretestuose, perché ieri al carcere di Padova ho affermato esattamente il contrario: le regole di ingaggio sono fondamentali perché mettono il più possibile in protezione gli agenti nelle loro azioni, e proprio agli agenti ho detto che il Protocollo operativo licenziato qualche giorno fa dal Ministero della Giustizia è un provvedimento molto significativo che va nella direzione della chiarezza e della cornice predeterminata di legalità nella gestione di eventi critici. Ho aggiunto anche che il lavoro degli agenti di polizia penitenziaria è tra i più difficili e che hanno fatto scelte coraggiose di vita avendo a che fare con situazioni impreviste e complesse da predeterminare, anche con il migliore protocollo", conclude.

Le reazioni

"Nel giorno in cui arriva sul tavolo del Consiglio dei Ministri il cosiddetto ‘decreto baby gang' in cui si proporrà probabilmente, tra le altre cose, di facilitare l'incarcerazione per gli under 18, Elena Donazzan ci restituisce un'immagine chiara della visione di questa destra delle persone detenute: sono ‘la peggiore umanità'. I persi. Gli irrecuperabili", ha commentato in una nota la deputata Pd Rachele Scarpa.

"Di fronte alla rabbia comprensibile delle comunità di fronte a chi ha condotte criminali – ha aggiunto Scarpa – da un assessore regionale ci si aspetterebbe consapevolezza del ruolo rieducativo che dovrebbe avere la pena; a Elena Donazzan invece basta descrivere con parole deumanizzanti un contesto e delle persone, per cui né la sua giunta né il suo governo hanno intenzione di fare nulla. In carcere finiscono soprattutto persone con grandi difficoltà economiche, sociali, di contesto. Perché non chiedersi come migliorare quelle condizioni? Sarà perché quella è la ‘peggiore umanità', quella che nemmeno a meno di 18 anni può essere rieducata, quella che deve rimanere segregata per sempre, quella che poco importa se si suicida in cella".

"Solitamente sono gli avvoltoi che si avventano sulla carcassa. Ieri invece è stata Elena Donazzan che, invece di affrontare con serietà i tanti problemi delle carceri venete, ha piegato la sofferenza e i disagi delle persone recluse e dei lavoratori per fare la sua personale passerella elettorale", ha detto la capogruppo del Pd Veneto, Vanessa Camani insieme ai consiglieri dem.

"I problemi – ha sottolineato – non sono le persone bensì sono generati dal grave malfunzionamento del sistema carcerario italiano, flagellato dalla pesante carenza di agenti di Polizia penitenziaria e di operatori, dal sovraffollamento, che in Veneto tocca la punta del 120% e dal crescente numero di detenuti condannati per pene brevi. A tutto questo si aggiunge la presenza negli istituti di persone che potrebbero stare altrove e in altre condizioni, come ad esempio i tossicodipendenti".

"In questo scenario da incubo si riducono anche le possibilità di lavoro e di recupero delle persone detenute che, esasperate, si tolgono la vita sempre più spesso, come dimostrano i numeri drammatici di questi anni relativi ai suicidi in carcere. La Regione potrebbe dare un importante contributo, investendo risorse per i servizi sanitari nei penitenziari, a partire da quelli inerenti la salute penitenziaria, di competenza regionale. Ridurre questo dramma alla bassa qualità umana dei detenuti, come fa Donazzan, dimostra quanto l'assessora sia lontana non solo dai problemi concreti ma anche e soprattutto dalle soluzioni serie". 

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