Spiacenti se vi roviniamo le ferie – ammesso che ancora siate sotto l’ombrellone – o il ritorno a casa. Consideratelo un danno collaterale necessario per dare la sveglia a una campagna elettorale che forse non sarà la più brutta che abbiamo mai visto, ma che di sicuro si sta rivelando essere, perlomeno finora, la più inutile della nostra vita. Una campagna elettorale in cui si parla di tutto – dal ritorno della leva obbligatoria ai blocchi navali, sino all’anoressia da curare con lo sport – tranne di ciò di cui si dovrebbe parlare.
Dell’emergenza climatica abbiamo già detto, e non pare sia cambiato molto da tre settimane fa, se non in peggio: dallo zero assoluto di luglio, si è passati al dibattito su quanto derogare dagli obiettivi di taglio delle emissioni decisi nelle conferenze sul clima, o in Europa. Di siccità ed eventi climatici estremi se ne parla solo per chiedere sussidi contro i danni prodotti all’agricoltura o al Twiga di Briatore. Sulle cause, silenzio assoluto o quasi.
Fosse solo questo, tuttavia, staremmo semplicemente raccontando di una triste abitudine della politica italiana. Il brutto è che c’è dell’altro. Ad esempio, c’è il gas quotato 300 euro a megawatt/ora, sei volte tanto quanto costava a gennaio, un prezzo che gli analisti ritengono perdurerà sino all’inizio del prossimo anno e che è destinato a salire ancora se Mosca – cosa molto probabile – taglierà completamente le forniture verso l’Europa.
Cosa significa questo? Significa razionamento dei consumi, che gli analisti stimano tra il 5% e il 10% di tutto quel che consumiamo oggi. Quindi un paio di gradi in meno di riscaldamento nelle case, stop all’illuminazione pubblica notturna, chiusura anticipata di fabbriche e negozi. E ovviamente, bollette siderali nelle cassette della posta con un’inflazione che già balla pericolosamente attorno al dieci per cento. Vuol dire, in una sola parola, recessione. Di quelle pesanti. Qualcuno di grazia, ci vuole dire come farà a venirne a capo?
Ecco: magari, già che ci siete, diteci pure con che soldi. Perché di fronte abbiamo programmi che pare vengano dal Paese dei Balocchi, non da quello in cui il debito pubblico è pari al 156% del Pil e in cui basta che la Banca Centrale Europea dica mezza frase sbagliata per far schizzare lo spread alle stelle e a mandare a gambe per aria i conti pubblici.
Tra Quota 41, taglio del cuneo fiscale, gite a Roma per gli under 25, meno tasse per tutti e zero tagli, l’impressione è sempre la stessa: che di fronte abbiamo dei maghi della finanza pubblica, dotati di cornucopie in grado di produrre denaro dal nulla. Oppure dei ciarlatani che vendono fumo, giusto per evitare di parlare del disastro che ci aspetta, e di quanto ci costerà. Decidete voi quale risposta preferite.