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Più Centri antiviolenza e aumentano le richieste d’aiuto delle donne: nel 2022 +40% rispetto al 2017

Un rapporto Istat sui Centri antiviolenza rivela che sono in aumento le donne che chiedono aiuto presso questo strutture: nel 2022 le donne che hanno contattato almeno una volta i Centri antiviolenza sono state 60.751, in aumento del 7,8% rispetto al 2021 e del 39,8% rispetto al 2017.
A cura di Annalisa Cangemi
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Immagine di repertorio
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Aumentano i Centri antiviolenza sui territori, e aumentano anche le richieste. Secondo l'Istat nel 2022 le donne che hanno contattato almeno una volta i Centri antiviolenza sono state 60.751, in aumento del 7,8% rispetto al 2021 e del 39,8% rispetto al 2017, un dato analogo a quello dell'aumento dei Centri: lo dice il rapporto "I Centri Antiviolenza e le donne che hanno avviato il percorso di uscita dalla violenza – Anno 2022", diffuso alla vigilia della Giornata per l'eliminazione della violenza sulle donne.

Il profilo degli autori delle violenze ricalca quello dei femminicidi: si tratta in prevalenza di partner ed ex-partner (78,3%), seguono gli altri familiari (11,1%). La propensione alla denuncia (che avviene per il 41,8% degli autori) è legata al numero di forme di violenze subite dalle vittime: va dal 24,9% nel caso di una sola violenza al 56,9% nel caso in cui le violenze siano più di cinque.

Il 27,5% delle donne ha chiesto un provvedimento di allontanamento o di divieto di avvicinamento e/o di ammonimento; richieste soddisfatte nel 69,7% dei casi e ottenute entro 15 giorni nel 30%.

Aumenta il numero dei Centri antiviolenza

La buona notizia è che nel 2022 è aumentata l'offerta di Centri antiviolenza: nel 2022 in totale se ne contavano 385, +3,2% rispetto al 2021, +37% rispetto al 2017 (primo anno dell'Indagine). Gli sportelli di ascolto (665) contro la violenza, attivati dal 52,2% dei Centri antiviolenza, favoriscono la prossimità territoriale della rete di protezione per le donne.

I Centri sono distribuiti per il 37,9% nel Nord (22,1% nel Nord-ovest e il 15,8% nel Nord-est), per il 31,4% nel Sud, per il 20,8% nel Centro e il restante 9,9% nelle Isole. Rapportando il numero di Cav alla popolazione femminile emerge un'offerta di protezione per le donne che risulta pari a 0,13 Cav ogni 10mila donne a livello nazionale. Più di un terzo (35,5%) dei soggetti promotori si occupa in maniera esclusiva di violenza di genere, valore che tra i soggetti di natura privata sale al 54,1%.

Il profilo delle donne che chiedono aiuto ai Centri

Le donne che avviano insieme ai Centri antiviolenza italiani il loro percorso di uscita dalla violenza hanno in prevalenza tra i 40 e i 49 anni (27,5%), seguono le 30-39enni (24,6%). Le donne con meno di 29 anni costituiscono il 18,6%, tra queste le giovanissime sono lo 0,3%.

Hanno tra i 50 e i 59 anni il 16,3% delle donne, il 5,6% tra i 60 e i 69 anni, mentre le ultrasettantenni sono il 2,3%. Una quota rilevante di donne quando ha iniziato il percorso nei Cav viveva con i figli (58,9% delle donne) o con il partner (44,6%) o con altri familiari o parenti (17,9%) mentre solo l’11,2% viveva da sola. Il 61,3% ha un’istruzione medio alta (43,9% delle donne con un diploma di scuola secondaria di II grado, 17,4% con un diploma di laurea o un dottorato) e più del 50% lavora (il 38,9% ha un’occupazione stabile, mentre il 14,3% lavora saltuariamente). Il 26,1% è in cerca di una prima o di una nuova occupazione; il 6,4% è studentessa, il 7,5% casalinga.

Tra le donne che stanno affrontando il percorso di uscita dalla violenza con i Centri antiviolenza sul territorio italiano, il 66,7% ha subito una violenza fisica, il 50,7% una minaccia, l’11,7% ha subito uno stupro o tentato stupro, a queste va aggiunto il 14,4% che ha subito altre tipologie di violenze sessuali quali ad esempio le molestie sessuali, molestie online, revenge porn, costrizioni ad attività sessuali umilianti e/o degradanti.

Molto diffusa è la violenza psicologica che, essendo quasi sempre esercitata in concomitanza di un’altra forma di violenza, viene subita da quasi nove donne su 10. Quattro donne su 10 stanno invece affrontando una violenza di tipo economico. Minoritaria la percentuale di donne vittime di tratta (0,5%) o che ha subito una qualche forma di violenza prevista dalla Convenzione di Istanbul (2,1%), come matrimonio forzato o precoce, mutilazioni genitali femminili, aborto forzato, sterilizzazione forzata.

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