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In arrivo il taglio alle pensioni d’oro: quanti e chi sono gli italiani coinvolti

Il taglio alle pensioni d’oro che il governo vorrebbe mettere in campo riguarderebbe 158mila pensionati italiani, coloro che percepiscono più di 4mila euro netti al mese di assegno previdenziale. Quali sono le categorie professionali più colpite e quali sono i criteri che verranno utilizzati, secondo le proposte di legge presentate.
A cura di Stefano Rizzuti
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Un taglio per 158mila pensionati. Un risparmio da quasi mezzo miliardo da reinvestire per l’innalzamento delle pensioni minime e sociali. Questo è l’obiettivo delle proposte di legge presentate alla Camera e al Senato (da M5s e Lega) per il taglio delle pensioni d’oro. Una riduzione degli assegni superiori ai 4mila euro netti mensili. Ma che non verrà applicata indiscriminatamente: il taglio riguarderà solo coloro i quali non hanno versato, durante tutti gli anni di attività lavorativa, contributi sufficienti per accedere alle pensioni di cui godono attualmente . I risparmi per lo Stato potrebbero quindi essere reinvestiti – secondo quanto spiegano i proponenti della nuova legge – per avvicinare le pensioni minime alla soglia di 780 euro proposta in campagna elettorale dal M5s.

I disegni di legge sono stati presentati da Lega e M5s alla Camera e al Senato con la doppia firma dei due capigruppo per ogni ramo parlamentare delle forze di governo. Il progetto di legge presentato al Senato, inoltre, prevede anche un intervento sulle casse previdenziali degli enti privati.

Chi verrà toccato dal taglio alle pensioni d’oro

Il taglio previsto da queste proposte di legge riguarda varie categorie professionali: medici, ingegneri, dirigenti, giornalisti. Per un totale di 158mila assegni: cifra confermata in questi giorni anche da alcuni esponenti pentastellati. Secondo quanto spiega il Giornale, il meccanismo di conversione è già stato individuato. A partire dal 2019 le pensioni verranno ricalcolate su base contributiva per quanto riguarda la parte eccedente gli 80mila euro lordi annuali, una cifra simile al corrispettivo dei 4mila euro netti mensili.

Il taglio riguarda sia chi ha beneficiato di un sistema misto (contributivo e retributivo), sia chi ha versato i contributi col solo sistema retributivo, come ha spiegato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro, a Repubblica: “Chiariamo, nessuno deve avere timore se ha una pensione legata ai contributi versati. Diverso è il caso di chi in passato ha ricevuto pensioni calcolate su base retributiva. Taglieremo le eccedenze slegate dai contributi”.

A fornire qualche altro dettaglio è anche il capogruppo del M5s alla Camera, Francesco D’Uva, in un’intervista al Messaggero: “Saranno almeno 158mila i pensionati d’oro su cui interverremo. Coloro che negli anni hanno preso e continuano a prendere molto più di quanto hanno versato. E che, in media, sono andati in pensione a 61,6 anni. Ovviamente la misura riguarda solo chi percepisce pensioni non giustificate rispetto ai contributi versati. Chi ha un regime contributivo, non viene minimamente toccato”. “Risparmieremo – conclude – mezzo miliardo d’euro all’anno. La proposta di legge sulle pensioni d’oro sarà calendarizzata già a settembre, alla ripresa dell’attività in Parlamento, e metterà fine a un sistema di disuguaglianze diventato insopportabile, in cui da una parte ci sono i pensionati minimi che fanno la fame e dall’altra i pensionati d’oro che percepiscono molto più di quanto hanno versato”.

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