Mentre Franceschini e Delrio si affrettavano a chiarire la posizione del Governo sull'Imu (con la rata di giugno che per il momento sarà semplicemente sospesa), Letta era impegnato a confermare quanto detto alla Camera nel discorso per il voto di fiducia. Impegni chiari e precisi, anche per quel che riguarda la tempistica, ma soprattutto impegni gravosi per le casse dello Stato, certamente ancora non in perfetta salute. Perché se la constatazione unanime è che "non c'è un euro", allo stesso tempo le proposte messe sul tappeto dal Presidente del Consiglio Letta comporteranno un esborso per le casse dello Stato di "almeno" 15 – 20 miliardi di euro. Dallo stop ai versamenti Imu di giugno (che comporterà in ogni caso mancati introiti per circa 10 miliardi, sia pur temporaneamente), alle risorse per la cassa integrazione (2 – 3 miliardi) e per chiudere definitivamente la questione esodati, passando per la cancellazione dell'aumento dell'Iva (altri 6 miliardi), fino alla revisione degli ammortizzatori sociali (con reddito minimo per le famiglie in difficoltà) e alla detassazione delle assunzioni.
La domanda scontata è dunque: da dove arriveranno queste risorse? Innanzitutto il Governo spera concretamente nella possibilità che l'Europa conceda margini di manovra "sugli obiettivi di risanamento" (come in parte è accaduto per la Spagna). Un margine che è stimato in 7 – 8 miliardi di euro, anche se probabilmente occorrerà prima chiarire "la destinazione d'uso" di tali risorse. Altri introiti potrebbero arrivare dall'accoglimento parziale della proposta avanzata da Silvio Berlusconi nella scorsa campagna elettorale: aumento delle tasse sui giochi, sull'alcool e sui tabacchi e impostazione di un accordo fiscale con la Svizzera (anche se i tempi restano lunghi) con supporto "temporaneo" della Cassa Depositi e Prestiti. Più complessa la questione della nuova spending review, non tanto per l'efficacia dei provvedimenti di razionalizzazione della spesa, quanto perché le risorse recuperate sarebbero necessariamente spalmate su tempi più lunghi e non immediatamente esigibili.
Insomma, un percorso non semplice e sul quale potrebbero sorgere ostacoli imprevisti. Del resto, le posizioni politiche sono note: dal centrodestra e dai centristi c'è il veto per una eventuale nuova tassa sui patrimoni, dal centrosinistra c'è la contrarietà ad una nuova manovra "fosse anche compensativa". Dal centrodestra c'è la volontà di ottemperare agli impegni presi in campagna elettorale sull'Imu, dall'altra parte ad esempio c'è l'opposizione a nuovi tagli e ad interventi "peggiorativi" sui ticket sanitari. Più che una strada stretta, un campo minato. E il tempo scorre e le scadenze si avvicinano.