Impianti da sci restano chiusi fino al 5 marzo: scontro nel governo, Lega e Regioni contro Speranza
Impianti da sci chiusi e polemica tra le Regioni e il ministro della Salute, Roberto Speranza. Solamente ieri, domenica 14 febbraio, è arrivata l’ordinanza del ministro Speranza che rinvia l’apertura degli impianti sciistici, prevista per oggi lunedì 15 febbraio. Con l’ordinanza il divieto per le attività sciistiche amatoriali resta in vigore fino al 5 marzo, giorno di scadenza del dpcm emanato il 14 gennaio sulle misure restrittive in Italia. Il provvedimento ministeriale “tiene conto dei più recenti dati epidemiologici”, si legge in una nota con riferimento alla variante inglese ormai ampiamente diffusa anche in Italia. Non a caso nella stessa nota si ricorda che la diffusione di questa e altre varianti abbiano portato a misure simili anche in Francia e Germania.
La chiusura all'ultimo minuto degli impianti sciistici
Per le attività sciistiche ci saranno ristori, si assicura ancora nella stessa nota. Ma questo non basta a calmare l’ira degli operatori e delle Regioni. Quantomeno per le tempistiche: la riapertura era prevista oggi e la decisione è arrivata meno di 24 ore prima. Il ministero aveva chiesto sabato 13, in seguito alla risalita della curva dei contagi, un parere al Comitato tecnico scientifico. Parere arrivato ieri: negativo. Gli esperti hanno lasciato la decisione alla politica, ma facendo notare che a causa delle varianti non esistono le condizioni per allentare le misure restrittive, compreso anche il caso dello sci. Le Regioni, però, avevano già firmato le ordinanze per la riapertura degli impianti.
La polemica nel governo: Lega contro Speranza
La polemica non è solo tra le Regioni e il ministero, ma anche all’interno dello stesso governo. Protesta la Lega, con i ministri Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia: “La montagna, finora dimenticata, merita rispetto e attenzione: che risposte si danno e in che tempi al documento predisposto dalle regioni? Non è solo questione di cifre: non è detto nemmeno che bastino i 4,5 miliardi richiesti quando la stagione non era ancora compromessa, probabilmente ne serviranno di più, a maggior ragione se ci sono altri stop. Gli indennizzi per la montagna devono avere la priorità assoluta, quando si reca un danno, il danno va indennizzato; già subito nel prossimo decreto”. Protestano anche i capigruppo del Carroccio, Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari: “Non si può continuare con il metodo Conte, annuncio la domenica e chiusura il lunedì”. “Al di là di Speranza, appena riconfermato ministro, è necessario un cambio di squadra a livello tecnico”, affermano attaccando non solo il ministro ma anche Walter Ricciardi e Domenico Arcuri.
Sci, le proteste delle Regioni
A protestare ci sono anche le Regioni, a partire dalla commissione Turismo della Conferenza delle Regioni: “Per l’economia delle Regioni è una mazzata all’ultimo secondo, perché dopo due rinvii arriva un altro stop”. Dalla Lombardia l’assessore al Welfare, Letizia Moratti, parla di “danno grave”, mentre il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, si dice “allibito da questa decisione”. Per il presidente del Veneto, Luca Zaia, “è innegabile che questo provvedimento in zona Cesarini mette in crisi tutti gli impiantisti”. Critico anche Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia-Romagna e della Conferenza delle Regioni: “Stupore e sconcerto, anche a nome delle altre Regioni, per la decisione di bloccare la riapertura degli impianti sciistici a poche ore dalla annunciata e condivisa ripartenza”.