Ilva, Luigi Di Maio: “Le proposte di ArcelorMittal su ambiente e occupazione non bastano”
"Aspettiamo proposte sul versante del piano occupazionale dove bisogna fare di più e al momento il piano ambientale non è soddisfacente". Questa la posizione del vicepremier Luigi Di Maio sul piano industriale dell'Ilva di Taranto, espressa lunedì al ministero dello Sviluppo economico nel corso di un incontro con le rappresentanze sindacali, a cui è seguito quello con gli acquirenti di ArcelorMittal. Di Maio ha poi specificato: "Sul piano ambientale ci sono novità, ma non entusiasmanti, su quello occupazionale è tutto da vedere. Dobbiamo analizzare tecnicamente le loro proposte" in quanto "gli obiettivi sono due: i livelli occupazionali e il fatto che i cittadini di Taranto debbano tornare a respirare. Questi due diritti richiedono delle innovazioni". Il nuovo governo, infatti, "si aspetta di più rispetto alle proposte che sono state fatte al precedente", il ministro quindi vuole "maggiori garanzie" che dovrebbero uscire da "un confronto tecnico serrato tra i membri del mio staff, i commissari e la proprietà".
Al termine dell'incontro i sindacati si sono detti soddisfatti, nessun commento invece finora dal gruppo siderurgico AlcelorMittal. Maurizio Landini, della segreteria nazionale della Cgil, e Francesca Re David, segretaria generale della Fiom, hanno ribadito che le richieste di Di Maio sono per loro "la precondizione per riavviare il negoziato. Infatti sono imprescindibili l’assenza di licenziamenti e garanzie per i lavoratori diretti e dell’indotto, la certezza, la trasparenza e la riduzione dei tempi degli investimenti per le migliori tecnologie produttive e l’avvio di un reale processo di bonifica aziendale e del territorio di Taranto". Confermata poi la proposta di far entrare la Cassa Depositi e Prestiti "nell’assetto societario con quote significative, come elemento di garanzia e di controllo pubblico". In ogni caso, per la Fiom, l'eventuale nuova intesa andrà sottoposta al voto di tutti i dipendenti del gruppo. Anche Rocco Palombella, segretario generale Uilm, afferma che "non possiamo che accogliere positivamente quanto affermato dal ministro", che va nella "la direzione da sempre auspicata dalla Uilm". Un "incontro proficuo", dichiara infine Sergio Bellavita, segretario nazionale Usb.
La posizione più critica è stata quella espressa da Marco Bentivogli, segretario generale Fim. Bentivogli ha ribadito che "è inaccettabile che dopo 40 giorni ancora non ci sono risposte chiare sull’Ilva". Secondo il sindacalista infatti "l'impianto ogni giorno che passa diventa sempre più insicuro e pericoloso" e "da quando c’è la gestione commissariale sono aumentati gli infortuni e morti, per non parlare dell’ambiente. Se dovesse succedere qualcosa ci saranno precise le responsabilità del Governo, che ha dato la proroga". Per la Fim"il tempo è scaduto" anche perché l'autorizzazione integrata ambientale (AIA) è già oggi la "più restrittiva d’Europa in termini di ambientalizzazione". Bentivogli chiude poi polemizzando con il Movimento 5 Stelle: "In campagna elettorale avevate detto che la volevate chiudere, avete cambiato idea? È un segno d’intelligenza ma ditelo".
Nel frattempo fino al prossimo 15 settembre rimane in carica l’attuale amministrazione straordinaria, anche se si confida in un termine più ravvicinato. Di Maio ha accolto infatti una proposta dei commissari, prevista nel contratto di aggiudicazione dell'acciaieria siglato con ArcelorMittal nel giugno 2017, che ha spostato di due mesi e mezzo l’ingresso che sarebbe dovuto avvenire a luglio. Occorre tempo sia per costruire una nuova soluzione per l'impianto sia per un'intesa fra sindacati e azienda perché, in caso contrario, questi hanno annunciato una dura lotta contro ArcelorMittal. Il ministro ha comunque dichiarato di aver chiesto rassicurazioni ai commissari sulla possibilità di garantire il funzionamento attuale dello stabilimento di Taranto con i fondi che sono al momento nelle casse dell'azienda.
Sull'occupazione la trattativa si era arenata lo scorso 10 maggio, con la bocciatura del piano dell'ex ministro Carlo Calenda da parte dei sindacati. La proposta, rispetto agli attuali 13.800 dipendenti, prevedeva 10mila assunzioni nella nuova Ilva e altre 1.500 da parte di una nuova società formata dalla stessa Ilva insieme a Invitalia, l'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa di proprietà del ministero dell'Economia, che si sarebbe dovuta occupare del risanamento ambientale della fabbrica. Previsti anche fondi pubblici per i lavoratori, con esodi volontari, agevolati e incentivati, oltre ad ammortizzatori sociali e azioni per l'indotto locale. I sindacati continuano invece a chiedere l'assenza di licenziamenti e l'assunzione di tutti i lavoratori con le stesse garanzie contrattuali. ArcelorMittal e sindacati avevano poi tentato la strada di un'intesa da soli, anche questa però senza risultati. L'investimento attualmente previsto da ArcelorMittal per l'Ilva è di 4,2 miliardi di euro: 1,8 miliardi per l'acquisto, 1,1 per gli investimenti per l'ambientalizzazione degli impianti e 1,2 per ammodernare i macchinari.