Il vittimismo di Salvini per neutralizzare Vannacci e diventare il martire della destra globale
Il vittimismo è uno dei tratti distintivi della retorica della destra italiana, nonostante da ormai trent'anni si intrattenga nelle stanze del potere, politici e ministri si presentano sempre come perseguitati e offesi dai terribili e sempiterni poteri più o meno occulti manovrati dalla sinistra. In un'epoca che ha fatto della vittima una figura eroica immunizzata da ogni critica, come spiega Daniele Giglioli in un saggio da poco arrivato in libreria una nuova edizione (Critica della vittima per Nottetempo, per chi fosse interessato), è una strategia che facilmente funziona.
Non ha fatto eccezione Matteo Salvini, che di fronte alle richieste dei pm di Palermo nel processo Open Arms, ha indossato il vestito della vittima-eroe, presentandosi come il ministro eroe che rischia il carcere per aver difeso i confini e il suolo patrio dall'invasore. Poco importa che di fronte Salvini non avesse un esercito invasore in armi, ma alcune decine di migranti, donne incinte e bambini, stremati da un naufragio nel Mediterraneo e costretti a passare altri venti giorni in mare scacciati su ordine dell'allora ministro dell'Interno.
Quello che importa è che Salvini è ora un perseguitato, come si evince dall'unico punto all'ordine del giorno del consiglio federale della Lega tenutosi a inizio settimana: "Iniziative della Lega per difendere la Democrazia, il voto popolare e la sicurezza dei cittadini messi a rischio da una sinistra anti-italiana che usa i Tribunali per le sue vendette politiche". L'importanza e la solennità della circostanza è stata rimarcata dal video rilasciato subito la notizia della richiesta di condanna a sei anni per sequestro di persona. Salvini appare in camicia bianca e giacca scura, all'occhiello una spilla d'oro di Alberto Da Giussano, fondo nero e una luca bianca a illuminargli il volto dal basso, si presenta con l'irremovibile volontà di affrontare il processo e i suoi accusatori, pronto a essere perseguito ingiustamente nella certezza di aver fatto il proprio dovere.
Diciamocelo: la richiesta di condanna dei giudici di Palermo non poteva arrivare in un momento migliore per il vicepremier, sempre più in difficoltà nel trovare una parte da recitare e un ruolo adatto a lui come comprimario di Giorgia Meloni. In più per la prima volta ha anche qualcuno pronto a rubargli la scena: il generale Roberto Vannacci, che un po' si prova a sabotare da solo come con la convention-flop di Viterbo, un po' rimane un'incognita per il futuro qualora davvero facesse un suo partito. Ora invece Salvini sa qual'è il copione e la sua battaglia: usare il vittimismo per diventare il martire dell'estrema destra globale, del politico che non si è piegato ai piani della sostituzione etnica e del globalismo, pronto a pagare per "aver fatto il suo dovere". Non a caso subito è arrivato l'endorsement di Elon Musk, ormai sempre più guru dell'estrema destra.
Salvini, per quanto appaia spompato dopo anni e anni passati a rilanciare la propaganda, con la vicenda Open Arms può tentare il suo rilancio. Da ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture ha diversi problemi di cui preferisci non occuparsi, per poter darsi anima e corpo alla sua battaglia personale e rimandare in tutti i modi la resa dei conti dentro la Lega. Dopo aver puntato tutto sul Ponte sullo Stresso, dovrebbe per esempio capire come far arrivare i treni in orario, oppure a dove trovare le risorse per un piano casa che dia qualche risposta ai cittadini sul fronte dell'emergenza abitativa.