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Il vittimismo di Grillo? Come quello di Silvio…

Ma cosa nasconde l’insopportabile vittimismo degli ultimi mesi di Beppe Grillo? Tra calcoli politici e (presunti) complotti, le “per nulla strane analogie” tra il nuovo che avanza e la vecchia politica…
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Grillo-Pizzarotti

"Il rito quotidiano dell'Odio da parte di aizzatori di professione nei miei confronti, nei confronti degli appartenenti al MoVimento 5 Stelle e dei miei collaboratori sta diventando fragoroso, insopportabile, indecente. Lo scopo è quello, chiaro, di creare dei mostri da abbattere per mantenere lo status quo". Che Beppe Grillo racconti l'esperienza politica del Movimento 5 Stelle con toni epici e con prospettive palingenetiche da Rivoluzione civile ed intellettuale è cosa nota da mesi, forse anni. Così come davvero non si capisce che senso abbia stupirsi del linguaggio utilizzato dal leader del Movimento, dal momento che si tratta di una delle caratteristiche costitutive della comunicazione – propaganda – proposta politica (concetti che coincidono in questo caso) grillina.

In qualche modo lo riconosce persino Giorgio Merlo su L'Unità, quando ricorda quanto sia "inutile stupirsi del turpiloquio di Grillo, della violenza verbale e squadristica che alimenta e permea il suo popolo attraverso la sua rete". Certo, magari al deputato democratico sfugge un passaggio centrale, cioè la considerazione che "il suo popolo" in realtà sia semplicemnete "il" popolo e che nella gran parte delle volte Grillo si limita a dare voce e sostanza a sentimenti condivisi, a tanta rabbia inespressa e a tentare di dare una forma più o meno accettabile alla marea di una reazione quasi naturale, certo populista, qualunquista e amorfa, di fronte alle brutture del sistema politico – istituzionale italiano e alla mediocrità della classe dirigente del Belpaese. In tal senso, lo ripetiamo a scanso di equivoci, l'esperienza del M5S è un "valore" per il sistema politico italiano e merita senza dubbio una considerazione nel merito, invece di polemiche a ciclo continuo e aprioristiche bocciature.

Certo, un po' meno preventivabile era che il burbero e sempre diretto politico genovese (ci perdonerà per l'utilizzo del termine) si trasformasse in un alfiere del vittimismo. E men che mai che cominciasse ad utilizzare una "figura" tanto cara alla classe politica della (presunta) seconda Repubblica. Già, perché ipotizzare che i due minuti d'odio orchestrati dai partiti tradizionali nei confronti del lider maximo del M5S possano portare conseguenze "dirette" magari per l'incolumità fisica dello stesso Grillo è un'operazione che ha il sapore del già visto. "E dopo? Cosa verrà dopo? Dal tiro al bersaglio metaforico, si passerà a quello reale? L'informazione sta sconfinando in molti casi in istigazione a delinquere come avvenne negli anni di piombo. Li diffami, li isoli e poi qualcuno li elimina". Questo il Grillo pensiero e, malgrado, tutto la sensazione del dejavù è sempre più forte. Chissà perché tornano alla mente le parole di Cicchitto sul "clima d'odio" con il quale la sinistra ha avvelenato la società. Chissà perché tornano alla mente gli avvertimenti di Schifani sulla "deriva" di una campagna mistificatoria e sulla caccia all'uomo nei confronti dell'allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. O magari la marea di parole a vuoto sulla "campagna d'odio" che avrebbe armato la mano del folle Massimo Tartaglia.

Poi, poco importa che, allora come adesso, si utilizzassero da ogni parte lo stesso linguaggio, gli stessi concetti e a volte le stesse definizioni. Insomma, allora come adesso ci si lamentava del manicheismo praticando il manicheismo, si condannava la violenza verbale praticandola ora dopo ora, si stigmatizzava il vittimismo rilanciandolo dichiarazione dopo dichiarazione, si prefiguarava un clima d'odio, senza rinunciare a dividere il mondo in amici e nemici. E questa sarebbe la nuova politica?

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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