Il Viminale risponde al Consiglio d’Europa: “Decreto Ong non impedisce soccorsi in mare”
Il decreto Ong non impedisce i soccorsi in mare. Lo afferma il rappresentante permanente dell'Italia presso il Consiglio d'Europa, Michele Giacomelli, rispondendo a nome del ministero dell'Interno alla lettera della commissaria per i Diritti Umani del Consiglio d'Europa, Dunja Mijatovic. Il provvedimento italiano, scrive il Viminale, "interviene sulle attività svolte da navi private che effettuano attività di recupero di persone in mare, con l'obiettivo di prevenire possibili abusi della normativa di settore, riferita a salvataggi operati occasionalmente e non, invece, ad attività di intercetto e recupero sistematico e non occasionale di migranti in partenza dalle coste africane". E ancora: "A differenza di quanto asserito, dunque, le nuove disposizioni non impediscono alle Ong di effettuare interventi multipli in mare, né, meno che mai, le obbligano a ignorare eventuali ulteriori richieste di soccorso nell'area, qualora già abbiano preso a bordo delle persone".
Il Viminale, guidato da Matteo Piantedosi, torna quindi ad affermare come il "modus operandi" delle Ong "si ponga al di fuori dalle fattispecie previste dalla Convenzioni internazionali in materia di soccorso in mare". Non solo: "Ingenerando nei trafficanti di esseri umani l'aspettativa di un sicuro e immediato intervento appena al largo delle aree di partenza, ha finito con il determinare, a prescindere dalle intenzioni delle Ong, una modulazione del modello criminale che precede l'impiego di imbarcazioni inadeguate alla navigazione in alto mare che, se per un verso garantiscono maggiori guadagni alle organizzazioni criminali, per altro verso, innalzano sensibilmente l'esposizione a rischio dei migranti".
Il ministero è anche intervenuto per difendere la sua strategia in fatto di assegnazione del porto di sbarco. Una strategia fortemente criticata dall'opposizione e tornata al centro del dibattito pubblico nelle ultime ore, quando i migranti minori che il governo aveva fatto sbarcare a La Spezia, costringendoli a diversi giorni di viaggio in mare, sono stati poi trasferiti a Foggia in pullman. La decisione sul porto di sbarco, ha detto il Viminale, sarebbe guidata dalla "imprescindibile necessità di operare una più equa redistrubuzione tra le Regioni, non tanto dei migranti, quanto degli oneri organizzativi e logistici correlati alla gestione degli sbarchi".
Infine, la lettera firmata da Giacomelli conclude: "L'obiettivo perseguito è quello di alleggerire le strutture di primissima accoglienza, prima tra tutte l'hotspot di Lampedusa. Le navi cui è stato assegnato il porto in località più lontane sono assetti di grandi dimensioni, come tali idonei ad affrontare in sicurezza lunghe traversate".