Il viceministro Bignami: “A scuola mi misero il cartello “fascista” al collo, questa è la sinistra”
Galeazzo Bignami, viceministro delle Infrastrutture nel governo Meloni, ha raccontato in un'intervista a Libero alcuni episodi della sua vita in cui ha "capito cos'era la sinistra". Il primo di questo è stato il suo primo giorno di scuola superiore, al liceo Righi di Bologna. "I ragazzi grandi fecero irruzione in classe: chi è Bignami? Siamo quelli della Fgc. Io ero ingenuo, pensavo fossero quelli della Federazione Gioco Calcio, e alzai la mano speranzoso. Invece erano i giovani comunisti (Federazione giovani comunisti, ndr). Tempo un attimo mi ritrovai a quattro zampe, con un cartello al collo con la scritta “fascista” e un guinzaglio che mi tirava in giro per i corridoi della scuola. Questo è stato il mio esordio politico".
"Ho capito cos'era la sinistra, ed è ancora la stessa roba"
L'evento, risalente a fine anni Ottanta fu legato secondo l'attuale viceministro al fatto che suo padre, Marcello Bignami, fosse un esponente del Movimento sociale italiano "molto conosciuto in città", all'epoca consigliere comunale. "Dopo qualche settimana di questo genere di trattamenti gli chiesi di cambiarmi scuola ma lui rispose che se cedevo allora avrei ceduto sempre e mi tenne lì".
Nel 1989, lo stesso anno, Bignami entrò a far parte del Fronte della gioventù, l'organizzazione giovanile del Msi. Tre anni dopo diventò il segretario regionale del Fuan (Fronte universitario di azione nazionale). Nel tempo, il viceministro è diventato noto nelle cronache nazionali per una serie di riferimenti all'estrema destra: dalla famosa foto con l'uniforme nazista, a una serie di altri episodi che crearono forti dibattiti.
Bignami ha detto di essere "grato a quei ragazzi" perché con quel singolo evento avrebbe "capito sul campo che roba era la sinistra. Ed è ancora la stessa roba". Il viceministro ha ricordato che di recente "a Bologna un centro sociale, Labas, in locali assegnati loro dal Comune, ha festeggiato la morte di Berlusconi" e ha detto di aver subito "diciotto aggressioni in città".
Le polemiche su Bonaccini e sulla strage di Bologna
Bignami – che ha specificato che il suo primo nome non fu scelto in onore di Galeazzo Ciano ma di Galeazzo Maria Visconti, "il primo a parlare di unità d’Italia, nel Quattrocento" – ha poi spostato il discorso sulla polemica tra il governo Meloni e il presidente dell'Emilia-Romagna Bonaccini: "Sostengono che non siano arrivati aiuti dal governo dopo il disastro, invece non riescono a spendere quello che è già stato stanziato, come ha scritto la premier nella sua lettera a Bonaccini". Bignami è stato tra i più accesi critici dell'amministrazione Bonaccini nella gestione dell'emergenza alluvione.
È diffuso il sospetto che tra i suoi interessi ci sia anche una candidatura alle prossime elezioni regionali, a inizio 2025, anche se lui l'ha smentito. E al contrario ha rilanciato un'ipotesi: "Il Pd farà dimettere Bonaccini prima delle Europee, così andranno avanti un anno con il reggente. Terzo mandato? Non lo vuole la Schlein, che se ammette una deroga per lui poi deve concederla anche per De Luca ed Emiliano".
In quanto bolognese, il viceministro ha anche commentato sulla recente polemica legata a Marcello De Angelis e alle sue parole sulla strage di Bologna, secondo cui i terroristi neofascisti condannati sarebbero innocenti: "C’è una sentenza e la si rispetta", ha detto Bignami, aggiungendo però che De Angelis è stato "vittima della solita doppia morale insopportabile: se un giornalista di sinistra avanza dubbi sulla strage di Bologna viene elogiato, se lo fa uno di destra lo linciano". In quanto a rapporti con i gruppi violenti del passato dell'estrema destra, Fratelli d'Italia comunque "non ha nulla di cui liberarsi", ha affermato il viceministro.