video suggerito
video suggerito
Opinioni

Il vero motivo per cui Giorgia Meloni ce l’ha tanto con il manifesto di Ventotene

Se Meloni ce l’ha tanto col manifesto di Ventotene è perché Spinelli, Rossi e Colorni, con una notevole dose di lungimiranza, scrissero quel documento proprio contro le idee che la premier incarna.
2.742 CONDIVISIONI
Immagine

“Questa non è la mia idea di Europa”. Così Giorgia Meloni, dai banchi del governo alla Camera dei Deputati ha liquidato il manifesto di Ventotene, scatenando le ire dell’opposizione (e del Quirinale) per lo sfregio a quello che è considerato uno dei testi fondativi dell’Unione Europea. Certo, potrebbero obiettare da Palazzo Chigi, Meloni ha fatto riferimento esclusivo al passaggio in cui si parlava di dittatura del proletariato e abolizione della proprietà privata. Però, attenzione: non ha detto “questa non è la mia idea di democrazia”. Ha detto “questa non è la mia idea d’Europa”. E forse, quindi, questa polemica può essere utile per capire quale sia l’idea di Europa di Giorgia Meloni e perché sia così antitetica al manifesto di Ventotene. 

Per capirlo, innanzitutto, bisogna aver presente cosa scrissero Spinelli, Rossi e Colorni quando furono spediti al confino da Benito Mussolini e dalla dittatura fascista – e sarebbe stato carino, per inciso, che Giorgia Meloni qualche volta ci ricordasse che quella non è la sua idea di Italia. Scrissero, i tre firmatari del manifesto, della necessità della “definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani”. Scrissero della necessità di “una riorganizzazione federale dell'Europa”. E lo scrissero, perché convinti che “la federazione europea” fosse “l’unica garanzia concepibile che i rapporti con i popoli asiatici e americani possano svolgersi su una base di pacifica cooperazione”.

Altrettanto importante è però ricordare contro chi scrissero quel manifesto, mentre la Germania Hitleriana, sostenuta da Benito Mussolini, marciava a passo d’oca sul continente. Lo scrissero contro quelle forze conservatrici e reazionarie, che al momento giusto “sapranno presentarsi ben camuffati. Si proclameranno amanti della pace, della libertà, del benessere generale delle classi più povere”. Quelle forze, scrivono ancora, cercheranno di far leva sulla “restaurazione dello stato nazionale”. Il motivo? Semplice: in questo modo “potranno così far presa sul sentimento popolare più diffuso, più offeso dai recenti movimenti, più facilmente adoperabile a scopi reazionari: il sentimento patriottico”.  Spinelli, Rossi e Colorni definiscono  questa forza come “la più pericolosa con cui fare i conti”. 

Se dietro queste parole, leggete in filigrana tutta la retorica dei “Fratelli d’Italia”, del "prima gli italiani", dei "patrioti europei", del Make America (Europe, Italy) Great Again, sappiate che non siete fuori strada. Con un invidiabile dose di lungimiranza, Spinelli, Rossi e Colorni ci stavano dicendo, quasi un secolo fa, che l’Unione Europea, o quelli che loro chiamavano Stati Uniti d’Europa, fossero l’unico argine possibile al ritorno dei nazionalismi. E l’unica possibilità per contrapporsi loro a livello geopolitico. Lo sapevano bene loro, e lo sanno bene quelle stesse forze nazionaliste, conservatrici, reazionarie. Che infatti da sempre combattono l’idea di un’Europa che si unisce ancora di più. E che alla visione federale dell’Europa contrappongono quella della cosiddetta Europa delle nazioni.

Per capire di che si tratta bisogna rifarsi a un altro manifesto, quello dell’Europa dei popoli, che proprio Fratelli d’Italia presentò il 25 marzo del 2017, in occasione del sessantesimo anniversario dei Trattati di Roma. In quel manifesto in sette punti, che ancora si può trovare in rete, nel sito personale di Giorgia Meloni, c’è l’Europa che ha in testa la premier. È un manifesto che considera quella dell’Unione Europea “un’esperienza fallita” e l’Euro “una moneta sbagliata”. Che propone una clausola di sovranità “che impedisca l’adesione a trattati e accordi internazionali che ledono il nostro interesse nazionale o mettono in discussione la sovranità popolare”. Che vuole “affermare in ogni scelta il principio ‘Prima gli italiani’”. E che vorrebbe difendere “la nostra identità e le nostre radici greche, romane e cristiane dal processo di islamizzazione in corso e dall’ideologia mondialista che vorrebbe negare le appartenenze nazionali e l’esistenza stessa dei popoli europei”.

È un’Europa, quella di Meloni e dei patrioti che cessa di essere una comunità unita da valori universali. In cui si afferma il principio che il diritto nazionale debba prevalere su quello comunitario. Che nessuna sanzione possa essere comminata a chi discrimina i gay, come accade oggi nell’Ungheria di Viktor Orban, grande amico di Meloni e Salvini. Che non dice niente se si cancella il diritto ad abortire, com’è avvenuto nella Polonia di Mateusz Moraviecki, oggi presidente dei Conservatori e Riformisti Europei, il partito europeo cui appartiene Fratelli d’Italia.

L’Europa, di Meloni, Orban, Moraviecki, Salvini, Le Pen è esattamente, parola per parola, tutto ciò contro cui Spinelli, Rossi e Colorni scrivevano, a Ventotene. Ecco perché Giorgia Meloni ce l’ha tanto con loro. Ed ecco perché chi si oppone alle destre, quel manifesto – opportunamente contestualizzato – dovrebbe impararlo a memoria.

2.742 CONDIVISIONI
Immagine
Francesco Cancellato è direttore responsabile del giornale online Fanpage.it e membro del board of directors dell'European Journalism Centre. Dal dicembre 2014 al settembre 2019 è stato direttore del quotidiano online Linkiesta.it. È autore di “Fattore G. Perché i tedeschi hanno ragione” (UBE, 2016), “Né sfruttati né bamboccioni. Risolvere la questione generazionale per salvare l’Italia” (Egea, 2018) e “Il Muro.15 storie dalla fine della guerra fredda” (Egea, 2019). Il suo ultimo libro è "Nel continente nero, la destra alla conquista dell'Europa" (Rizzoli, 2024).
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views