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Il Veneto vuole tenersi più soldi, il governo Meloni lo contesta: scontro tra Zaia e la maggioranza

Il governo di Giorgia Meloni ha contestato una legge con cui il Veneto vuole tenersi parte delle tasse che andrebbero allo Stato. “Faccio gli interessi dei Veneti, deciderà la Corte costituzionale”, ha detto il presidente della Regione Luca Zaia.
A cura di Luca Pons
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C'è tensione tra il presidente della Regione Veneto, il leghista Luca Zaia, e il governo di Giorgia Meloni. Il governo, infatti, ha deciso di contestare la legge di stabilità del Veneto. Si tratta dell'equivalente della legge di bilancio, cioè una norma con cui la Regione decide come investirà la maggior parte delle sue risorse economiche nell'anno successivo. In questo caso, il problema del governo è che il Veneto nel 2023 vuole tenersi troppi soldi che invece spetterebbero allo Stato (secondo il governo).

Cos'è che il governo Meloni contesta alla Regione Veneto

La questione economica al centro dello scontro è un po' tecnica, ma in sostanza è questa: quando l'Agenzia delle Entrate trova che qualcuno ha delle tasse arretrate, gliele contesta e la persona in questione deve pagarle. Ora, il Veneto ha deciso di tenere per sé non solo i soldi che l'Agenzia recupera riscuotendo in Veneto le quote arretrate dell'Irap (una tassa regionale), ma anche la parte nazionale dell'Irpef, un'imposta statale che normalmente va a Roma.

Il governo Meloni ha impugnato questa legge e la porterà davanti alla Corte costituzionale, sostenendo che non rispetti l'articolo 117 della Costituzione, che riguarda i rapporti tra Stato e Regioni. La decisione è arrivata nonostante la maggioranza a Roma sia di centrodestra come quella del Veneto, nonostante il ministro per gli Affari regionali sia proprio un leghista, cioè Roberto Calderoli, e nonostante il governo abbia l'obiettivo di arrivare all'autonomia differenziata per le Regioni.

Nella riunione del Consiglio dei ministri di ieri sera, il governo ha esaminato tutte le leggi di stabilità delle Regioni e province autonome. Solo con quella del Veneto sono stati riscontrati dei problemi, e così è partito il ricorso. La cifra che la Regione vorrebbe tenere per sé invece di darla all'amministrazione centrale – che verrebbe dalle tasse arretrate recuperate – è tra i 20 e i 30 milioni di euro all'anno, secondo le stime fatte dall'amministrazione veneta.

Il presidente Zaia: "Tutelo i veneti, andremo alla Corte costituzionale"

Si potrebbe evitare di arrivare a una decisione della Corte costituzionale se la Regione decidesse di intervenire e modificare la legge, ma il presidente del Veneto Luca Zaia è sembrato determinato a non farlo. "Nel mio oggetto sociale c’è scritto che devo occuparmi degli interessi dei veneti. È esattamente quello che ho sempre fatto, nel momento in cui mi è stato affidato il Governo della Regione", ha dichiarato oggi.

Negli ultimi anni "ci sono state impugnative da parte di governi di diversi colori politici", ha ricordato Zaia, sottolineando che "correttamente nessun esecutivo si è mai sottratto, se necessario, ad avviare una discussione con il Veneto su specifici provvedimenti". In questo caso, però, "restiamo convinti che la parte di provvedimento impugnata sia destinata a tutelare gli interessi dei veneti, per cui andiamo avanti".

A meno che non sia il governo a cambiare idea – ma è difficile che accada, perché se lo facesse probabilmente anche le altre Regioni prenderebbero la stessa iniziativa, tenendosi i soldi recuperati dall'Agenzia delle Entrate – "sarà la Corte Costituzionale a dover decidere: andremo dinnanzi alla Consulta per ribadire la correttezza di quanto abbiamo proposto" ha concluso Zaia.

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