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Opinioni

Il trionfo dell’anti – politica e la dignità della rivoluzione di maggio

Le elezioni amministrative sono state caratterizzate da un modo del tutto nuovo di intendere e vivere la politica: una vera e propria rivoluzione nelle scelte, nei comportamenti e nella comunicazione.
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Supporters of leftist Giuliano Pisapia c

Negli ultimi anni, ogni considerazione sulla politica italiana sembra non poter prescindere dai "freddi dati", dalla cruda realtà dei numeri, dalla schiacciante evidenza dei risultati. Del resto, quello del "consenso popolare", della "volontà degli elettori" come unico criterio di analisi politico – istituzionale (nonchè come giustificazioni della prassi e non solo) è uno degli assiomi del berlusconismo, uno dei presunti punti di forza di ogni interlocutore rappresentante il Partito dell'amore. E, sebbene una simile rappresentazione non ci abbia mai convinto del tutto, sono proprio i numeri a rappresentare con lampante evidenza la sconfitta "drammatica" del centrodestra alle amministrative 2011, che non è solo il crollo di uno schieramento politico, ma anche la fine di tante illusioni e la smentita di un "certo" scetticismo.

E se il tracollo di Milano potrebbe rappresentare un punto di non ritorno per l'intero mondo – universo berlusconiano, la trionfale cavalcata di Luigi De Magistris a Napoli merita un discorso a parte, poichè rappresenta una novità sostanziale per l'intera penisola. E se persino un conoscitore esperto dei meccanismi della politica e del consenso come Vittorio Feltri si limita a constatare come "a sfondare sono stati i rappresentanti dell’antipolitica, personaggi fuori dai giri convenzionali", evidentemente sembra che una volta di più, i cambiamenti in seno all'opinione pubblica italiana necessitino di una riflessione complessa e per così dire di taglio diverso. Già, perchè pare francamente troppo semplice liquidare come "antipolitica" l'insieme di idee, entusiasmo, partecipazione, rabbia, speranza e voglia di cambiamento che ha caratterizzato ad esempio l'avventura di un personaggio (certo fuori dagli schemi) come Luigi De Magistris, oppure per certi versi la "folle corsa in uno splendido isolamento" dei grillini del Movimento 5 stelle.

Anche perchè, a ben guardare, di quale "politica" si sta parlando? Della politica come clientela ed affarismo, della politica come mera gestione (più o meno interessata) delle risorse, della politica come tensione continua fra "consociativismo e conflitti di facciata", della politica tra criminalità e affarismo, tra ignoranza ed arrivismo, della politica della continua emergenza, della politica come scivolamento triviale dei più bassi istinti? E soprattutto, di quale anti – politica si blatera? Di quella che riempie le piazze per immaginare un domani senza nucleare, senza finanziamenti pubblici a partiti e giornali, di quella che mobilita gli indifferenti, promuove il conronto sul web e articola programmi a partire dalle istanze di comuni cittadini; oppure ancora, di quella che confonde gli spazi del confronto, invadendo consigli comunali e "pressando" il Parlamento, di quella che unisce in un solo calderone una classe politica che ha fallito con generiche e magari anche demagogiche istanze di rinnovamento generazionale ed ideale?

Sinceramente molto spesso ci sembra si tratti di strumentalizzazioni e provocazioni, che finiscono con lo sminuire la portata radicale delle passioni e dell'agire principalmente politico di gruppi consistenti di cittadini ed associazioni, relegando ad un rango "idealmente inferiore" ogni tipo di forma non convenzionale dell'agire politico. I risultati dell'ultima tornata elettorale passano invece proprio per la rivendicazione sostanziale della dignità di un nuovo modo di vivere ed intendere la politica, che trova nella rete, nei social network non dei "catalizzatori della banalità e della semplificazione", ma dissacranti luoghi di espressione e confronto, di progettualità e dissenso al tempo stesso. Ovviamente è fin troppo semplice ritrovarne un esempio lampante nella strordinaria e geniale mobilitazione della rete durante la surreale campagna elettorale di Milano, con l'ironia, la dissacrazione ed il sarcasmo che hanno sconfitto (e ridicolizzato) l'aggressività e la presunzione di parte del centrodestra che ha sostenuto la Moratti.

Insomma, un vento nuovo soffia sull'Italia, un vento di cambiamento e partecipazione, che porta con se una ritrovata volontà di partecipazione alla vita politica e di "azione" sulla cosa pubblica: una sfida sostanziale anche per le classi dirigenti dei partiti tradizionali, che dovranno necessariamente essere in grado di riprogettare concretamente il loro ruolo all'interno della società (sempre ammesso che continuino ad averne uno).

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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