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Il tribunale di Roma smonta l’accordo Italia-Albania: non convalida il trattenimento dei 12 migranti

Un duro colpo per il protocollo Italia-Albania voluto da Giorgia Meloni. Il tribunale di Roma non ha convalidato il trattenimento dei 12 migranti presenti nel centro di Gjader. I richiedenti asilo dovranno tornare in Italia.
A cura di Annalisa Cangemi
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Come era stato ipotizzato nei giorni scorsi da diversi analisti, il tribunale di Roma non ha convalidato il trattenimento dei 12 migranti che si trovano nel centro di Gjader, in Albania. I 12, provenienti dal Bangladesh e dall'Egitto, fanno parte del gruppo dei primi 16 migranti recuperati dalla nave della Marina Militare Libra e trasportati in Albania, sulla base del protocollo firmato l'anno scorso tra Roma e Tirana. Poi 4 di questi profughi sono stati rispediti indietro, trattandosi di due minori e due casi vulnerabili.

Poco fa la decisione del giudice, che aveva un tempo massimo di 48 ore per valutare i casi: la sezione immigrazione del tribunale di Roma non ha convalidato il trattenimento dei migranti all'interno del centro italiano di permanenza per il rimpatrio di Gjader. Il provvedimento era stato disposto per i dodici stranieri dalla questura di Roma il 17 ottobre scorso. Questa mattina le Commissioni territoriali hanno rigettato la domanda d'asilo.

La decisione del giudice di Roma era attesa: la sentenza della Corte di Giustizia Ue dello scorso 4 ottobre ha cambiato infatti i criteri per la definizione della lista dei Paesi sicuri. Sulla base valutazione della Corte europea i Paesi come Egitto e Bangladesh, Paesi di origine dei 12 migranti – che pure sono inseriti nell'elenco dei Paesi sicuri stilato dal Viminale – non possono essere ritenuti sicuri e per questo i migranti devono essere rimessi in libertà e rimandati immediatamente in Italia. Al centro di Gjader è già entrato un pullman, simile a quello usato per trasferire i migranti dal centro portuale di Shengjin a questa località.

In una delle ordinanze del tribunale di Roma, relativa a uno dei migranti originari del Bangladesh, si legge che

Il Bangladesh è definito Paese di origine sicuro ma con eccezioni per alcune categorie di persone: appartenenti alla comunità LGBTQ+, vittime di violenza di genere incluse le mutilazioni genitali femminili, minoranze etniche e religiose, accusati di crimini politici, condannati a morte, sfollati climatici. Pertanto, in ragione dei principî affermati dalla Corte di Giustizia dell’Unione europea, il Paese di origine del trattenuto non può essere riconosciuto come Paese sicuro, tanto più che la stessa sentenza sottolinea il dovere del giudice di rilevare, anche d’ufficio, l’eventuale violazione, nel caso sottoposto al suo giudizio, delle condizioni sostanziali della qualificazione di Paese sicuro enunciate nell'allegato I della direttiva 2013/32.

Pertanto, in ragione dei principi affermati dalla Corte di Giustizia dell’Unione europea, il Paese di origine del trattenuto non può essere riconosciuto come Paese sicuro, tanto più che la stessa sentenza sottolinea il dovere del giudice di rilevare, anche d’ufficio, l’eventuale violazione, nel caso sottoposto al suo giudizio, delle condizioni sostanziali della qualificazione di Paese sicuro enunciate nell'allegato I della direttiva 2013/32.

Cosa farà ora il governo italiano

Ieri il ministro dell'Interno Piantedosi aveva annunciato che avrebbe impugnato la decisione del giudice: "La possibilità che i magistrati blocchino il trattenimento dei migranti in Albania come a Palermo? Molte di queste decisioni non le condividiamo. Ritengo personalmente che quando non si condivide una decisione giudiziaria la si impugna, ed è quello che stiamo facendo e che faremo. Noi tendiamo sul lungo periodo anche a sollecitare una giurisprudenza superiore, arrivando fino alla Cassazione", aveva detto il titolate del Viminale intervistato a Piazza Pulita su La7.

Come vi avevamo raccontato in questo articolo, fonti di Palazzo Chigi avevano anticipato a Fanpage.it che nonostante fosse ampiamente prevedibile questa bocciatura da parte dei giudici di Roma, tenuti a osservare le sentenze della Corte di Giustizia Ue, il governo non è intenzionato a modificare il protocollo firmato con Tirana e tira dritto. Secondo le stesse fonti quello dei Paesi sicuri "è un tema giuridico su cui c’è molto dibattito. La stessa sentenza della Corte europea è complessa è va letta in tutte le sue parti". Ora si apre pertanto un nuovo capitolo dello scontro tra governo e magistrati.

Le reazioni

Giorgia Meloni "deve chiedere scusa agli italiani, a partire da quelli che l'hanno votata, per averli raggirati con una truffa". Lo dichiarano in una nota i parlamentari del Movimento 5 stelle delle commissioni Politiche Ue di Camera e Senato. "Perché di questo si tratta: una truffa da centinaia di milioni di euro con cui Meloni, dopo essersi resa conto di non poter attuare il folle blocco navale promesso in campagna elettorale, ha voluto far credere agli italiani di aver trovato il modo di tenere lontani gli immigrati spedendoli oltremare. Una truffa organizzata così male da essere sventata dopo sole 48 ore dalla sua attuazione con l'ordine dei magistrati di liberare e rispedire in Italia i primi dodici migranti trasferiti in Albania, spendendo quasi 300mila euro solo di gasolio".

"Un esito inevitabile: i giudici non hanno potuto convalidare il loro fermo amministrativo dovendosi attenere, come ovvio, al diritto europeo che, per sentenza Cedu dello scorso 4 ottobre, non riconosce come sicuri i Paesi così definiti dal governo. Tutta una truffa, tutto falso. Tranne le centinaia di milioni spesi per mettere in piedi questa messa in scena. Cosa farà ora Meloni? Sfiderà la legge continuando a portare in Albania migranti che dopo due giorni dovranno tornare liberi in Italia? Dal blocco navale al ponte navale?", aggiungono.

"Proprio nel giorno dell'udienza del processo Open Arms contro Matteo Salvini, l'ordinanza che non convalida il trattenimento degli immigrati in Albania è particolarmente inaccettabile e grave", afferma la Lega in una nota. "I giudici pro-immigrati si candidino alle elezioni, ma sappiano che non ci faremo intimidire", aggiunge.

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