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Il timore di Berlusconi: “Vogliono arrestarmi”

È il Giornale a riportare le preoccupazioni del Cavaliere, che teme il processo Ruby e l’inchiesta di Napoli sulla compravendita di senatori. E non solo…
A cura di Redazione
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Che la situazione processuale del Cavaliere non fosse delle migliori lo si era capito da tempo e a molti non era sfuggito che la strada del doppio binario (attacchi a magistratura e pressioni sul Pd per la questione dell'agibilità politica e sostegno al Governo Letta) fosse un compromesso al ribasso dal quale non fosse lecito attendersi grossi miglioramenti. Così come fonti ben informate continuano a riferire di un Cavaliere nervoso e preoccupato, che vede l'avvicinarsi delle scadenze politiche e processuali come una vera e propria insidia alla sua libertà personale (del resto, alla possibilità di un cambiamento in positivo delle condizioni di agibilità politica ormai sembra averci rinunciato anche lui).

A raccontare gli umori del Cavaliere e a spiegare quale sia il vero timore del Cavaliere è un pezzo di Signore sul Giornale: "Un Cavaliere decisamente di cattivo umore, con gli avvocati che ancora ieri davano per probabile un'ordinanza restrittiva per la presunta corruzione giudiziaria di ben 32 testimoni del processo Ruby. È sostenendo che tutti i testi a favore di Berlusconi hanno mentito, infatti, che in primo grado il tribunale di Milano ha condannato l'ex premier, una sentenza che i legali del Cavaliere danno per scontato sarà confermata in secondo grado. Tecnicamente, infatti, per applicare la custodia cautelare sarebbero presenti almeno due dei tre presupposti: il rischio d'inquinamento delle prove e quello della reiterazione del reato. Senza considerare che nonostante non l'abbia fatto fino ad oggi un giudice potrebbe anche sostenere che sussiste pure la terza esigenza: il rischio di fuga".

Ma non solo, perché i legali di Berlusconi temono anche che, non appena perderà lo scudo senatoriale (con la decisione della Giunta per le Elezioni ratificata dall'Aula di Palazzo Madama), da Napoli potrebbe arrivare una richiesta di arresto per la compravendita dei senatori: l'ennesimo ostacolo da superare nella ventennale "guerra" tra il Cavaliere e la magistratura. Ma, anche in questo caso, i margini di manovra sono ridottissimi.

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