Il Superbonus ha portato un boom nel settore delle costruzioni tra il 2018 e il 2021: l’analisi Istat
Le imprese del terziario faticano a tornare ai livelli pre-pandemia mentre tra il 2018 e il 2021 cresce in "misura rilevante" il settore delle costruzioni, grazie alle politiche di incentivi fiscali, e in particolare al Superbonus 110%. È quanto rileva l'Istat nei primi risultati del Censimento permanente delle imprese 2023.
Le attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento (+41,3% di imprese e +16,7% di addetti tra il 2011 e il 2018) e dei servizi di alloggio e ristorazione (+23,3% e +28,6%) tra il 2018 e il 2021 registrano un calo dell'occupazione pari rispettivamente al 10,7% e al 6,2%. Nel complesso i Servizi rilevano una diminuzione del 2,2% delle imprese e un aumento del 2,8% degli addetti.
Le imprese che operano nell'Industria aumentano invece dell'1,3% e del 5,5% in termini di addetti, con un peso sul totale dell'economia pari al 30,4% delle imprese e al 36,3% degli addetti (era pari al 29,6% e al 36,0% nel 2018). Tale dinamica, spiega l'Istat, è attribuibile principalmente al comparto delle costruzioni, interessato a partire dal 2020 dalle politiche di incentivi fiscali, il Superbonus 110% appunto, che tra il 2018 e il 2021 presenta una crescita importante del numero di unità, con un +10,2% a fronte del -3,8% registrato dall'Industria in senso stretto, e dei relativi occupati (+18,8% rispetto al +2,4% dell'Industria in senso stretto), arrivando a rappresentare il 12% delle imprese e il 7,8% degli addetti (a fronte del 10,7% e del 6,8% registrato nel 2018).
Il settore delle costruzioni inoltre è l'unico in cui si registra un aumento del numero di imprese e dell'occupazione delle aziende micro: +6mila imprese e +38mila addetti. Il rallentamento del Terziario e l'espansione delle costruzioni avviene in un contesto in cui la quota di imprese appartenenti all'Industria in senso stretto continua a diminuire (20,7% nel 2011, 18,9% nel 2018, 18,4% nel 2021). Tra il 2018 e il 2021 le imprese diminuiscono del 3,8% (-7mila imprese in valori assoluti).
Eppure il governo Meloni, e in particolare il ministro dell'Economia Giorgetti, sono apertamente contrari a una proroga della misura anche nel 2024. Sul Superbonus "dobbiamo stare molto attenti – a proposito della Var che c'è a Bruxelles – a non indurre a cambiamenti di valutazione e di principio contabile. E quindi quello che facciamo nel 2023 e 2024 deve essere diverso e dobbiamo dare dimostrazione che la cosa del ‘payable' è finita: altrimenti, se ci vengono applicati quei criteri anche nel 2024, dobbiamo riscrivere tutta la manovra in modo ulteriormente prudente e restrittivo", ha detto oggi il ministro dell'Economia rispondendo ad una domanda in audizione.
Nei giorni scorsi ha continuato a farsi sentire il pressing di Forza Italia per chiedere una proroga della misura a determinate condizioni. Ma gli azzurri assicurano che non andranno in ogni caso allo scontro con l'esecutivo: "La nostra richiesta di una proroga di sei mesi, a condizione che i lavori siano compiuti almeno per il 60% – ha spiegato a Radio 24 Licia Ronzulli, presidente dei senatori di Forza Italia – nasce dall’ascolto di famiglie e imprese e vuole andare incontro alle esigenze di quei cittadini che, in caso contrario, si troverebbero a dover sostenere la spesa dei lavori già fatti. Ma sappiamo bene qual è la situazione dei nostri conti pubblici, causata proprio dal Superbonus. Il ministro Giorgetti è stato, come sempre, molto chiaro".