Il sottosegretario Costa a Fanpage.it: “Chi non si vaccina mette a rischio la ripresa del Paese”
“I numeri ci dicono che la pandemia è ancora in essere, dobbiamo ancora affrontarla e gestirla. Onestamente dobbiamo anche dire che rispetto a molti altri Paesi europei i dati del nostro sono oggettivamente migliori e complessivamente ci fanno guardare al futuro con un pochino di ottimismo in più. Questo non vuol dire allentare la guardia”: è l'avvertimento che lancia il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, esponente di Noi con l’Italia, in un'intervista con Fanpage.it sulla situazione epidemiologica nel nostro Paese, alle prese con una quarta ondata di contagi come il resto dell'Europa.
Sull’ipotesi che anche l’Italia possa adottare un modello come quello austriaco, che vede le restrizioni anti contagio valere solo per i cittadini che non si sono vaccinati, però il sottosegretario precisa: “Sono gli altri Paesi europei che rincorrono le scelte che il nostro Paese ha fatto in tempi molto più anticipati”. Insomma, sulla proposta avanzata anche dalle Regioni, cioè che le misure di contenimento del virus non valgano per chi si è vaccinato, il governo sembra chiudere: “Dobbiamo rinnovare ogni giorno piena fiducia nella scienza. Mi auguro che anche i dati che arrivano dagli altri Paesi europei, dove si mette in evidenza sostanzialmente che laddove la percentuale di vaccinati è bassa c’è un numero più alto di ospedalizzati, di persone ricoverate in terapia intensiva, possano fare un’opera di sensibilizzazione nei confronti di chi non si è ancora vaccinato”, aggiunge Costa. Ribadendo poi che se oggi in Italia la situazione epidemiologica è migliore, è solo grazie a chi si è vaccinato e alle misure del governo per contrastare la diffusione del virus.
E ancora: “Le evidenze scientifiche ci dicono che è vero, anche chi si è vaccinato può contagiare, ma nell’oltre 90% dei casi non finisce ricoverato e non finisce in terapia intensiva. D’altronde l’obiettivo del governo è quello di arrivare a convivere con questa pandemia, ma senza più vittime e ricoverati in ospedale. Chi oggi non si vaccina rischia molto di più di finire ricoverato e rischia anche di compromettere o rallentare il percorso di ripresa del nostro Paese”.
Sull’ipotesi, spinta anche da diversi esperti, di una revisione sulle regole per il rilascio del Green pass, ad esempio solo in seguito al vaccino o al tampone molecolare, Costa spiega che al momento non si tratta di un’opzione sul tavolo del governo. Ricordando che i criteri che valgono oggi furono stabiliti da tutta l’Unione europea. Se si eliminasse anche il tampone quale percorso per ricevere il Green pass, secondo il sottosegretario “a quel punto veramente saremmo di fronte a un obbligo vaccinale”. Per cui afferma: “Allora credo che la scelta dobbiamo avere il coraggio di farla in maniera chiara”.
Il sottosegretario nei giorni scorsi si era già espresso in favore di una riduzione della durata del Green pass, al momento di 12 mesi: “Le evidenze scientifiche ci stanno dicendo che sostanzialmente c’è un calo dell’immunità, soprattutto in coloro che si sono vaccinati, non in coloro che hanno contratto il Covid: se intendiamo il Green pass come elemento anche di garanzia, di tutela e di tracciabilità, è ragionevole fare una riduzione del Green pass”, ribadisce ora Costa. Spiegando che in un primo momento il governo aveva deciso di estenderne la durata a 12 mesi sulla base delle evidenze scientifiche di allora. Cioè quelle della prima fase della campagna vaccinale, quando non c’erano ancora tutti i dati che abbiamo oggi sul calo dell’immunità. Il sottosegretario comunque aggiunge: “Prevedendo la somministrazione della terza dose e considerato che dopo questa riparte la validità del Green pass, mi pare una modifica che tutto sommato non va a incidere in modo particolare sulla vita degli italiani”.