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Opinioni

Il sorriso della Appendino e la tattica della Raggi: è il trionfo del Movimento 5 Stelle

Chiara Appendino e Virginia Raggi trionfano al ballottaggio e portano il Movimento 5 Stelle al suo punto più alto. Un trionfo e una sfida, che si preannuncia decisiva.
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Un segnale di sfratto al Governo, dice qualcuno. La sconfitta di Renzi, aggiungono altri. La conferma della fine del mito della “buona amministrazione” di centrosinistra, chiosano i più. Il giudizio però è univoco: per il PD e per il Presidente del Consiglio è una batosta senza precedenti. Che si sarebbe trasformata in un cataclisma se Sala non fosse riuscito a tenere a Milano e se a Bologna Merola non fosse riuscito a conservare la poltrona, seppur con un risultato tutt’altro che lusinghiero.

Eppure, più che una giornata storica, e lo è, questa è la giornata in cui i cittadini hanno presentato il conto ai partiti. Punendo ogni singolo errore, con precisione quasi chirurgica. Non solo il PD, sia chiaro.

Il PD perde laddove non ha costruito nulla negli ultimi 5 anni, a Napoli; crolla dove ha combinato disastri su disastri, a Roma, defenestrando in malo modo il proprio Sindaco, scelto due volte dai propri militanti, alle primarie e alle amministrative del 2011; si arrende laddove non è riuscito a unire, a Torino, ed è finito con l’essere travolto da un vento leggero, col volto sorridente di Chiara Appendino.

Il centrodestra perde a Milano anche l’ultima prova, l’ultimo appello utile prima di arrendersi, di sventolare bandiera bianca. E paga clamorosi errori di gestione, a Roma, e progetti inesistenti e raffazzonati (Torino e Bologna), dimostrando di non aver ancora deciso cosa essere da grande: se una forza di stampo lepenista e populista fortemente sbilanciata a destra, la nuova (e velleitaria) casa dei moderati, o sempre e comunque un partito azienda, sempre targato Berlusconi (Marina o Luigi, poco cambia).

Il Movimento 5 Stelle ha il volto sorridente di Chiara Appendino e la determinazione di Virginia Raggi, le due donne che hanno compiuto ciò che qualche anno fa era considerata un’eresia: vincere a Torino, città (ben) amministrata da anni dal centrosinistra, e Roma, la Capitale. È un punto di non ritorno per la creatura di Beppe Grillo, che dovrà dimostrare di potere e sapere andare oltre gli slogan, oltre l’opposizione, oltre la critica. Il modello c’è già: quello del lavoro in Parlamento della pattuglia grillina, cresciuta e maturata in questi anni. Resta da capire se la Raggi e la Appendino avranno la forza, il tempo e lo spazio di seguire quel modello e di “emanciparsi” da ombre e mani occulte (dello staff, delle ingerenze, del centralismo ne riparleremo, c’è da giurarci).

Anche in questo caso, come avemmo modo di dire dopo il primo turno, è chiaro come il progetto 5 Stelle funzioni laddove è il livello territoriale a emergere con forza, premiando un progetto a medio / lungo termine per nulla improvvisato. Dove invece si impongono scelte e candidature, il risultato è disastroso. Chiedere a Milano e Napoli.

Ecco, questo è probabilmente il senso più profondo di questa consultazione elettorale: i cittadini, quelli che vanno a votare almeno, sono molto più intelligenti di come li dipingiamo. Non sono carne da campagna elettorale, insomma.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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