Il simulatore dell’Inps che ci fa capire quando andremo in pensione (tardi, molto tardi)
Se hai 25 anni e hai appena cominciato a lavorare, l'Inps ha una brutta notizia per te. Non che sia una scoperta sensazionale – sulle pensioni dei giovani vengono e sono stati spesi, più o meno spesso, fiumi di parole senza che nessuno abbia mai proposto una soluzione reale – ma vederlo scritto su uno schermo ed elaborato da un simulatore abbastanza affidabile, va detto, fa un certo effetto. Parliamo di Pensami, Pensione a misura, il nuovo sistema di calcolo dell'Inps per scoprire qual è la prospettiva di pensionamento a seconda della propria età e della data di inizio lavoro. O meglio, la data in cui sono stati versati i primi contributi. Ma andiamo per gradi.
L'Inps permette di calcolare quando si andrà in pensione
Il simulatore si può provare qui, e – spiega l'Inps nella presentazione del nuovo servizio appena lanciato – serve a dare una "consulenza pensionistica ‘fai da te' per scoprire quando e come andare in pensione cumulando tutta la contribuzione". Il calcolatore permette, nei risultati finali, di "conoscere le principali pensioni e alcuni istituti per anticipare l'accesso alla pensione". Il simulatore "non ti dà informazioni sugli importi delle pensioni né sulle pensioni previste per determinate categorie di lavoratori" e "non utilizza informazioni presenti nella banca dati dell'Inps". Insomma, va compilata autonomamente.
Come si utilizza il simulatore Pensami dell'Inps
Una volta entrati nel portale si apre la prima schermata: l'inserimento dei dati. Bisogna compilare il form con i dati anagrafici e contributivi – come la data del primo contributo o il totale degli anni e mesi versati – indicando il tipo di lavoro svolto: dipendente pubblico, con delle distinzioni, dipendente privato o autonomo. Poi bisogna aggiungere la gestione, anche qui in base alla tipologia di lavoro.
Una volta inseriti questi dati si passa alla fase due: seleziona gli istituti. Si possono scegliere – a seconda dei singoli casi – tra servizio militare o civile, maternità in varie modalità, lavoro svolto con invalidità, riscatto della laurea, periodi all'estero, lavori usuranti. L'ultima fase consiste nei risultati, visualizza le pensioni.
La pensione per i giovani è una meta (quasi) irraggiungibile
Abbiamo provato a simulare il caso di un giovane di 25 anni che ha appena cominciato a lavorare nel privato e ha versato il suo primo mese di contributi a gennaio 2023. Le prospettive sono abbastanza deprimenti. La prima opzione è la pensione di vecchiaia: si può andare a 74 anni e 9 mesi di età, con cinque minimi di contributi versati, oppure a 70 anni e 6 mesi di età con almeno vent'anni di contributi.
La seconda opzione è la pensione anticipata, che si raggiunge con una certa soglia di anni di contributi: servono 67 anni e 4 mesi, oltre ai vent'anni di contributi, per andare in pensione con un assegno ritoccato verso il basso. O altrimenti sono necessari 46 anni e 6 mesi di contributi.
Insomma, la prospettiva per un giovane che ha appena cominciato a lavorare è quella di passare i prossimi 46 anni – almeno – prima di andare in pensione. Ammesso che poi ci sia qualcuno che le paghi, quelle pensioni.