Il Senato approva la riforma Cartabia sul Csm, ora è legge: superati parte dei referendum
La riforma Cartabia sull'ordinamento giudiziario e il Csm è legge. Con 173 sì, 37 no e 16 astenuti, infatti, l'aula del Senato ha approvato il testo già varato dalla Camera. Ora, quindi, si attende solo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e 15 giorni dopo la legge sarà efficace e valida a tutti gli effetti.
"Solo pochi mesi fa – commenta soddisfatta la ministra della Giustizia- le Camere rispondevano con un lungo applauso all'appello del presidente Mattarella che sollecitava l'approvazione di questa riforma. Oggi siamo qui per mantenere l'impegno di trasformare in legge un provvedimento che viene da lontano e che è stato costruito con il contributo di molti. Il lavoro non è stato facile".
La legge è collegata agli interventi che l'esecutivo ha messo in piedi nell'ambito del Pnrr per rendere più efficiente la giustizia italiana e cerca di rispondere agli scandali che hanno colpito il Consiglio superiore di magistratura negli ultimi anni, a partire dalla vicenda Palamara. "Con questa legge l'imminente rinnovo del Csm – ha aggiunto Cartabia- si svolgerà con nuove regole affinché questa istituzione, presidio costituzionale e imprescindibile dei principi dell'autonomia e dell'indipendenza dell'ordine giudiziario, possa svolgere appieno la funzione che gli è propria, valorizzando le indiscusse alte professionalità su cui la Magistratura può contare".
Cosa prevede la riforma Cartabia e perché supera parte dei referendum
La legge prevede l'introduzione di un fascicolo di valutazione per i magistrati. Si tratta di una sorta schedario in cui vengono raccolti i dati sull’attività di ciascun magistrato modificando in parte l'attuale sistema, che prevede una valutazione ogni quattro anni da parte dei consigli giudiziari. Il testo, poi, permette agli avvocati presenti nei Consigli giudiziari e in quello direttivo di esprimere un voto unitario (quindi devono essere tutti d'accordo), facendo crescere il loro potere nella valutazione dei magistrati. Su questo aspetto si interviene in maniera simile a quanto avrebbe fatto il quarto quesito del referendum abrogativo sulla giustizia della scorsa domenica. Quest'ultimo avrebbe però fatto partecipare alla valutazione ogni singolo avvocato (e non tutto l'ordine con un voto unico) assieme ai professori universitari.
La riforma, poi, rivede il sistema di elezione dei membri togati del Csm, cioè i magistrati. I consiglieri togati, che da 16 passano a 20, saranno scelti tramite un sistema misto di otto collegi, due nazionali e sei territoriali. I collegi, poi, saranno determinati in base a un sorteggio tra i 26 distretti di Corte d’Appello presenti in Italia. In questo modo si supera quello che poteva risultare dal quinto quesito del referendum sulla giustizia, che modificava proprio il sistema d'elezione dei membri togati del Csm, agendo però sulla raccolta firme.
Il testo Cartabia, quindi, interviene anche sulla separazione delle carriere tra pm e giudice, limitando a uno (contro gli attuali a quattro) il passaggio di funzioni. La richiesta andrà fatta entro dieci anni dal momento dell’assegnazione del primo ruolo. Si interviene così in modo simile al terzo quesito del referendum, che però avrebbe eliminato ogni passaggio di carriera, facendo scegliere ai magistrati se essere pm o giudici per tutta la vita. Altro punto importante della riforma è la limitazione per i magistrati “fuori ruolo”, cioè quelli che sospendono a tempo l'incarico da magistrato e assumono incarichi politici. Ci saranno sette anni di tempo massimi in cui un magistrato potrà rimanere “fuori ruolo”.