Il rientro dei capitali dall’estero non sarà utilizzato per ridurre le tasse

Doccia fredda per chi sperava che con il piano di rientro dei capitali dall'estero intrapreso dal Governo si potesse avviare una politica di riduzione delle tasse, soprattutto quelle sul lavoro. Come hanno precisato dal Ministero del Tesoro, infatti, i soldi che il Fisco incasserà con il rientro dei capitali dall’estero non saranno utilizzati per ridurre il cuneo fiscale. Essendo risorse una tantum, secondo il Ministero dell'economia, quei soldi non potranno finire nel fondo taglia tasse inserito nella legge di stabilità, ma la loro destinazione può essere solo per spese in conto capitale. Del resto lo stesso Ministro Fabrizio Saccomanni, durante la conferenza stampa di presentazione del decreto sul rimpatrio, ha spiegato che i proventi del rientro dei capitali sarebbero stati impiegati o per il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione o per il cofinanziamento degli interventi comunitari. Eppure era stato lo stesso Premier Enrico Letta a garantire in precedenza che invece gli incassi sarebbero stati destinati al taglio del cuneo fiscale.

Incertezza sulle cifre – Insomma al momento sembra proprio che alla riduzione delle tasse saranno destinate solo le risorse aggiuntive, cioè quelle che deriveranno dalla tassazione dei capitali rimpatriati negli anni successivi, e non il grosso degli introiti derivanti dal rientro dei capitali dall'estero. Del resto ad oggi il Fisco ancora non sa quantificare quanto incasserà con il rientro dei capitali e la stessa Ragioneria Generale dello Stato non si è sbilanciata sulle stime e avrebbe previsto nella relazione tecnica il simbolico incasso di un euro.