Il report Human Rights Watch sui diritti umani in Italia: dai migranti respinti al ddl Zan affossato
"Un'opinione comune, di questi tempi, è che le autocrazie siano in ascesa e la democrazia in declino". Lo scrive Human Rights Watch all'inizio del suo World Report del 2022, sottolineando come siano sempre di più le voci dissidenti messe a tacere in Paesi come la Russia e la Cina, i colpi di stato militari in alcuni Stati africani, ma anche le tendenze autocratiche che si registrano in democrazie consolidate, come Ungheria e Polonia e "fino a un anno fa, gli Stati Uniti". Il problema che stanno vivendo anche le democrazie riguarda, secondo l'organizzazione, l'incapacità dei leader di affrontare le grandi sfide contemporanee: dalla pandemia di Covid alla crisi climatica e all'ineguaglianza sociale. "Se continueranno a fallire, se non riusciranno a fare propria la leadership visionaria che questa epoca richiede, rischieranno di alimentare la frustrazione e il disagio che sono terreno fertile per gli autocrati". Non è nulla di lontano da noi, anzi. Nel report viene accusata direttamente l'Unione europea per il supporto assicurato a regimi che, anche compiendo violazioni di diritti umani, impediscono ai migranti di raggiungere il Vecchio Continente. Ma si parla anche dell'Italia.
Proprio il nostro Paese, infatti, ha rinnovato gli accordi con la Libia sul contrasto all'immigrazione clandestina e negli anni non ha fatto che ostacolare le organizzazioni che si occupano di soccorso in mare, denuncia il report. Questo non è l'unico fronte messo in evidenza dal report sui diritti umani di Human Rights Watch: si parla anche dell'affossamento del ddl Zan in Senato e dei mancati provvedimenti necessari per continuare a garantire il diritto all'aborto nonostante le alte percentuali di obiettori di coscienza. Inoltre si cita la relazione della Commissione europea sullo stato di diritto, in cui sono state espresse preoccupazioni per il sistema giudiziario e i mass media in Italia.
Per quanto riguarda la gestione della pandemia di coronavirus, nel report vengono sottolineati vari punti. Si fa riferimento, in primis, ai 3 milioni di studenti che non hanno potuto seguire le lezioni da remoto durante il lockdown perché sprovvisti di dispositivi digitali o connessione a Internet. Si parla delle enormi difficoltà riscontrate da migranti e persone senza fissa dimora per accedere alla vaccinazione e del sovraffollamento nelle carceri, diventato un problema ancora più grave in crisi sanitaria.
Proprio ai migranti nel nostro Paese, poi, è dedicato un intero capitolo. Vengono condannati i respingimenti documentati al confine con la Slovenia e a quello con la Francia, ma anche quelli in Libia, oprati tramite i finanziamenti alla Guardia costiera per il contenimento dei flussi migratori, nonostante le "rove evidenti delle violenze commesse ai danni dei migranti, l’uso sistematico della detenzione arbitraria e la totale assenza di un sistema di asilo nel Paese". Inoltre, Human Right Watch condanna i provvedimenti presi verso le organizzazioni e le navi che nel Mediterraneo salvano coloro che invece riuscivano a partire dalla Libia
Si parla anche degli episodi di violenza, come l'omicidio di Willy Monteiro Duarte, e di intolleranza nel Paese: su questo fronte si cita l'affossamento del ddl Zan in Senato, ad un anno dall'approvazione alla Camera. E infine, per quanto riguarda i diritti delle donne si legge:
A gennaio il Comitato europeo dei diritti sociali ha dichiarato che l’Italia non ha preso provvedimenti adeguati per garantire l’accesso all’aborto in conformità con le leggi nazionali, alla luce dell’alto numero di obiettori di coscienza fra gli operatori sanitari. Nella relazione annuale sull’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza pubblicata a luglio, il Ministero della Salute rivela che in Italia, stando ai dati del 2019, il 67% dei ginecologi e il 43,5% degli anestesisti rifiutano di eseguire gli aborti volontari; le cifre sono in lieve diminuzione rispetto all’anno precedente.
I dati governativi pubblicati a maggio mostrano che nel 2020 le chiamate al numero verde dedicato alle vittime di violenza domestica e stalking sono aumentate del 79% rispetto al 2019, soprattutto durante i mesi del lockdown; nella prima metà di quest’anno sono invece calate dell’8% le denunce per violenza di genere rispetto allo stesso periodo del 2020. Il Ministero dell’Interno ha riferito che nei primi dieci mesi dell’anno sono state 86 le donne uccise in ambito familiare o affettivo, 59 delle quali da un partner o ex-partner.