Oggi per dimostrare di essere intellettualmente domabili, c'è una frase che dovete dire: "nessuna indicazione del movente razziale".
Se scriverete queste parole dimostrerete che l'esigenza delle domande, e del dubbio, non vi appartiene. Con queste poche parole dimostrerete di essere in grado di negare pure l'evidenza, e dunque di essere appetibili da chi, quell'evidenza, ha tutto l'interessa a negarla e al tempo stesso a coltivarla, magari citando Mussolini il giorno del suo compleanno.
"Nessuna indicazione del movente razziale", signori miei, apre le porte.
Un tempo ci si affiliava alla P2 e alle Gran Logge con qualche frase di rito e solo in virtù di cariche di rilievo. Oggi, invece, prendono tutti. Basta dire: "Nessuna indicazione del movente razziale" ed entrerete a fare parte dell'elite ammaestrata di questo Paese.
Se riuscite a dirlo oggi, parlando dell'aggressione a Daisy Osakue; se siete riusciti a dirlo nei giorni scorsi, avvalorando il cinquantenne che dalla finestra di casa ha sparato a una bambina rom in braccio alla madre; se l'avete confermato quando un altro uomo, nei giorni scorsi, ha sparato a un operaio nero dicendo "io veramente avevo mirato a un piccione".
Ecco, se siete riusciti a dirlo sempre, siete pronti anche voi per un incarico di Governo.
La verità è che per essere razzisti non importa avere una svastica tatuata sul braccio, oppure un opuscolo sulla razza appeso alla parete di casa.
Per essere razzisti è sufficiente comportarsi da razzisti. È questa la prova più evidente dell'essere razzisti: scegliere le vittime in base al colore della pelle.
Perciò sì, le aggressioni denunciate negli ultimi due mesi – più o meno una ogni due giorni, e parliamo solo di quelle denunciate – sono aggressioni razziste.
PS: ma in questi mesi non sentite anche voi un odorino di Illinois del 1909, un saporino di Ku Klux Klan, un retrogusto di Alabama 1963?