Il programma del Pd per le elezioni europee 2024: le proposte su lavoro, pace e emergenza climatica
Si intitola "L'Europa che vogliamo" il programma del Partito Democratico per le elezioni europee dell'8 e 9 giugno 2024. Il partito guidato da Elly Schlein fa parte dei Socialisti e Democratici, uno dei sette gruppi politici in cui è attualmente suddiviso il Parlamento europeo. Alle precedenti elezioni europee, nel 2019, il Partito Democratico prese il 18,07% ed ottenne 19 seggi al Parlamento europeo. Secondo i sondaggi, il Pd sarà anche in questa tornata elettorale il secondo partito più votato (dietro a Fratelli d'Italia): le intenzioni di voto gli assegnano una percentuale di poco superiore al 20%.
Il programma è suddiviso in cinque capitoli. I primi tre mirano a rendere l'Europa più "sociale", "sostenibile" e "democratica". Il quarto capitolo individua "le riforme per l'Europa politica" e il quinto è intitolato "progetto di pace". In quest'ultimo capitolo, il Pd ribadisce il suo monito a proseguire il sostegno alla "resistenza del popolo ucraino" e a creare "le condizioni per far cessare il conflitto e costruire una pace giusta, sicura e sostenibile". Quanto al conflitto in Medio Oriente, il Pd chiede un cessate il fuoco immediato a Gaza, la liberazione degli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas e il riconoscimento europeo di uno Stato della Palestina. Nel programma inoltre si fa notare che "il timido posizionamento dei governi di destra e conservatori sulla guerra a Gaza rischia di impedire all’Europa di svolgere una funzione di stabilizzazione e di pace nell’area, condannandoci a una pericolosa irrilevanza".
Le proposte per una "Europa sociale, verde e giusta"
Il programma del Partito Democratico si apre con l'individuazione di "un avversario che mette a rischio il processo di integrazione". Il riferimento è a "una destra composta da forze reazionarie, animate dall’ideologia nazionalista, ambigue sui valori che credevamo condivisi come il rispetto dello stato di diritto e della democrazia". Poche righe dopo si scopre il triplice obiettivo che il Pd si pone per la prossima legislatura: l'Europa dovrà essere sociale, "perché il lavoro e il welfare sono la base su cui abbiamo costruito il modello europeo"; verde e giusta. In più di un'occasione si fa invece riferimento a un'Europa federale, altro obiettivo del Pd "perché alla crisi della democrazia si deve rispondere con una democrazia più forte, efficace, efficiente".
Quindi vengono passati in rassegna le principali proposte a cui il Pd sta lavorando insieme ai suoi alleati europei, cioè gli altri partiti appartenenti al gruppo dei Socialisti e Democratici. Al primo posto va registrato l'impegno per adottare un Patto sul Progresso Sociale, al fine di raggiungere: salario minimo, rafforzamento della contrattazione collettiva, nuovi diritti per i nuovi lavori e la regolamentazione dell’intelligenza artificiale e delle piattaforme digitali. Inoltre il partito spinge per l'abolizione degli stage gratuiti in tutta Europa, un rafforzamento del Next Generation EU e la promozione di una nuova governance economica che superi definitivamente l’austerity.
Gli impegni su Stato sociale e diritti delle donne
Il Partito democratico fa suo l'impegno per un "lavoro di qualità" e per una retribuzione equa. "Lo stato sociale – si legge – è il cuore dell’Unione Europea, dei suoi valori di libertà, uguaglianza e giustizia". Nel programma viene rivendicato il successo di SURE (il Supporto agli Stati membri per aiutare a proteggere i posti di lavoro e i lavoratori). Si legge: "Attraverso SURE l’Unione europea ha introdotto uno strumento finanziario, con debito comune, che ha permesso di sostenere e proteggere durante la crisi pandemica oltre 30 milioni di lavoratrici e lavoratori e 2,5 milioni di imprese. L’Italia, prima beneficiaria del provvedimento con 27,4 miliardi di euro ha finanziato la cassa integrazione ed i ristori alle micro-imprese. Vogliamo che SURE diventi uno strumento permanente (è stato infatti pensato come un sostegno temporaneo, ndr) dell’Unione per accompagnare e proteggere lavoratrici, lavoratori e imprese nelle transizioni digitale ed ecologica".
Appare nel programma anche un impegno per le politiche di genere. Un intero paragrafo è dedicato alla volontà di creare "un'Europa femminista". Il Pd si dichiara tuttora al lavoro insieme agli altri rappresentanti dei Socialisti e Democratici per un congedo paritario di 5 mesi pienamente retribuito per entrambi i genitori e non trasferibile tra loro. Inoltre il Pd chiede che sia introdotto un reato di stupro basata sulla definizione di consenso, come passo concreto per la protezione e la promozione del diritto delle donne di vivere libere.
Un Green Deal "dal cuore rosso" per il clima
Il nuovo "Green Deal dal cuore rosso", dedicato all'emergenza climatica, viene spiegato così: "Servono incentivi e un grande piano di risorse per accompagnare lavoratrici, lavoratori e imprese in questo ineludibile cambiamento. Dobbiamo rafforzare il bilancio europeo anche per aumentare il sostegno a una transizione giusta e dare un segnale chiaro: la destra nega il cambiamento climatico e ci porta al disastro, e saremo noi che prenderemo per mano i più vulnerabili e accompagneremo lavoratrici e lavoratori, famiglie e imprese attraverso questo cambiamento". Sul tema della crisi climatica il Pd lancia l'allarme: "di tempo, purtroppo, non ne abbiamo più", si legge. Ecco perché il partito guidato da Elly Schlein si impegna a chiedere all'Europa più risorse e più strumenti per accompagnare famiglie, lavoratori, imprese e agricoltori nei cambiamenti necessari, "senza lasciare nessuno indietro".
Si rinnova l'impegno per un'agricoltura sostenibile. Il Pd rivendica il suo apporto per una Politica Agricola Comune (PAC) "più verde, rinnovata nei contenuti e negli obiettivi, capace di promuovere pratiche agricole più sostenibili". Il Pd ambisce a invertire il gap generazionale nel settore agricolo, che in Italia è sotto la media UE e a tal fine propone di "introdurre, o potenziare laddove già esistenti, piani pensionistici" per quegli imprenditori del settore agricolo vicini al pensionamento che decidano di trasferire la loro azienda a un giovane.