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Il procuratore Zuccaro (ancora una volta) ha fatto un buco nell’acqua

Le gesta del prode Zuccaro e le grandi inchieste che poi alla fine si sgretolano.
A cura di Giulio Cavalli
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Qualcuno ci dovrebbe spiegare perché i giornaloni, i partiti e gli "intellettuali" che da anni sparano a palle incatenate contro i magistrati (soprattutto se si occupano dei loro padroni, poiché in questo Paese l'avere padroni sembra un prerequisito fondamentale per avere voce su alcuni media) in queste ore non trovano le parole per sottolineare le mirabolanti gesta del capo della Procura di Catania Carmelo Zuccaro che anche oggi, un'altra volta, ha fato un buco nell'acqua (a proposito di Mediterraneo) dopo che il giudice del Tribunale di Catania Nunzio Sarpietro ha ritenuto che non sussiste il reato di associazione per delinquere, come ipotizzato dalla procura, ma soltanto quello di immigrazione clandestina.

E, sia chiaro, qui non si discute delle eventuali responsabilità giuridiche della nave della ONG Open Arms (che resta sotto sequestro) poiché la legge troppo spesso in questi ultimi mesi ha dimostrato di essere inumana e sbagliata anche di fronte al salvataggio di vite umane (basti la madre morta nei giorni scorsi mentre era stata bloccata alla frontiera o la guardia alpina incriminata per non avere lasciato surgelare una famiglia sulle Alpi): il punto vero è che sull'associazione a delinquere delle ONG che salverebbero vite per intascare denaro si è costruita tutta la narrazione tossica che in questi ultimi mesi ha imperversato in Italia dando credito agli odiatori seriali, xenofobi e parafascisti che hanno sfruttato l'occasione per rimestare un po' di paura, raggranellare un po' di voi e inondare la rete di bufale a proprio uso e consumo.

Qualcuno poi ci dovrebbe spiegare perché impunemente la grande inchiesta di Zuccaro di qualche mese fa è caduta nel dimenticatoio (riportata con tanto entusiasmo anche all'interno del Parlamento dove invece il prode Zuccaro ha balbettato senza dare spiegazioni come ci si aspetterebbe da un uomo di legge) e nessuno (compresi i due potenziali Presidenti del Consiglio) si è degnato di dire una parola che fosse una. Ci sarebbe da chiedere – e da chiedersi – se nel Paese che ha crocifisso chiunque abbia provato ad alzare il livello delle indagini su mafie e politica sia davvero il caso di non mettere in discussione qualcuno che con le sue inchieste (per ora debolucce, per usare un eufemismo) ha soffiato su un vento politico (quasi partitico) intestandosi la bieca battaglia contro le ONG e contro la solidarietà.

Davvero lasciamo passare tutto così? Davvero nessuna ha niente da dire?

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Collaboro dal 2013 con Fanpage.it, curando le rubriche "Le uova nel paniere" e "L'eroe del giorno" e realizzando il format video "RadioMafiopoli". Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.
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