Il procuratore Gratteri contro la riforma della giustizia: “Il governo Meloni vuole controllare i pm”

L’intenzione dell’esecutivo sembra quella di “fare passare i pubblici ministeri sotto il controllo del governo”, anche se per adesso si parla solo di progetti di riforma. Lo ha detto Nicola Gratteri, procuratore di Napoli, che ha lamentato la “pressione psicologica” che oggi vivono i magistrati.
A cura di Luca Pons
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Non solo separare le carriere dei magistrati "non è una riforma urgente o una necessità", ma c'è il rischio che parta un "tentativo di fare passare i pubblici ministeri sotto il controllo del governo". Lo ha detto Nicola Gratteri, procuratore di Napoli, rispondendo alle domande dei cronisti sulla riforma della giustizia che il governo Meloni dovrebbe varare nelle prossime settimane, e che sta dividendo partiti ed esperti.

Nel testo, secondo quanto ha fatto sapere Palazzo Chigi, dovrebbe esserci anche la definitiva separazione delle carriere per i magistrati. Chi vuole fare il giudice dovrà fare tutto un altro concorso rispetto a chi fa il pubblico ministero, senza possibilità di passare poi da una carriera all'altra, e anche gli organi di rappresentanza potrebbero essere diversi. Potrebbe nascere persino un organismo a parte per giudicare i magistrati in caso di illeciti, togliendo questa funzione al Consiglio superiore della magistratura.

Gratteri ha sottolineato che la separazione delle carriere non è affatto una priorità: "Solo lo 0,2% dei pm chiede di passare a fare il giudice o viceversa. È un problema assolutamente inesistente. E quando viene concesso il passaggio, il magistrato deve cambiare Corte di appello e spostarsi di sede". La recente riforma Cartabia, peraltro, aveva già fatto sì che il passaggio potesse avvenire solo una volta, e solo nei primi dieci anni di carriera.

Dunque, se nella pratica è una riforma poco importante, perché il governo spinge così tanto? "Ritengo sia un tentativo di fare passare i pubblici ministeri sotto il controllo del governo", ha detto Gratteri, con lo scopo di "poter dare ogni anno le direttive e dettare l'agenda, per dire quali sono le priorità del Paese e quali tipologie di reato siano la priorità". Il procuratore ha poi affermato: "Oggi c'è una forte pressione psicologica sui pm: io ho spalle larghe e nervi d'acciaio, mangio pane e veleno da molti anni, ma immagino i giovani magistrati che si trovano questo turbinio di riforme che non hanno nulla a che vedere con i bisogni delle parti offese e della giustizia".

Gratteri ha esteso la sua critica anche al governo precedente, quello guidato da Mario Draghi: "Io non sono d'accordo con tutto quello che è stato fatto dalla riforma Cartabia ad oggi. Tutto quello che è stato fatto non serve a velocizzare processi o a dare risposte a chi ha bisogno di giustizia. Sono riforme che rendono più difficile il lavoro soprattutto delle forze dell'ordine e dei magistrati". Anche se, per quanto riguarda la riforma di cui si parla oggi, ha poi sottolineato: "L'indipendenza della magistratura in questo momento non è a rischio, perché parliamo di progetti. Poi vediamo se si attueranno e in che modo. Molte volte si è detto ‘a' e poi è stato solo un annuncio, oppure è stato b o ‘c'".

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