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Il porto di Lampedusa rimane chiuso solo per le Ong: gli sbarchi continuano

Il porto di Lampedusa rimane chiuso per la Sea Watch, ma intanto gli sbarchi continuano. Otto migranti, probabilmente originari della Tunisia, sono infatti arrivati sull’isola con un barchino trainato da una motovedetta. “L’accoglienza funziona solo per chi arriva autonomamente a Lampedusa, mentre chi è stato salvato da Sea Watch rimane ancora in attesa. Sembra che i diritti delle persone dipendano da chi li salva. Se si è stati salvati da una Ong, si viene costretti a uno stillicidio che può durare per settimane”, ha detto un tesitimone di Mediterranean Hope.
A cura di Annalisa Girardi
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Il porto di Lampedusa non è chiuso, come potrebbe far pensare lo stallo che da quasi due settimane tiene 42 migranti a bordo della Sea Watch bloccati al limite delle acque territoriali italiane. Infatti, ieri sera otto migranti sono sbarcati sull'isola arrivando con un barchino trainato da una motovedetta. Probabilmente sono partiti dalla Tunisia. Non è l'unico sbarco che ha interessato Lampedusa in questi giorni: lo scorso fine settimana sono arrivate in totale circa 100 persone. Prima erano sbarcate circa 81 persone, partite dalla Libia, ma durante la notte gli sbarchi erano aumentati a più riprese. Due gommoni erano infatti approdati all'isola portando altri 12 e 7 migranti: uno era riuscito ad arrivare a terra, mentre l'altro era stato intercettato in mare dalle autorità italiane.

Nel commentare l'ultimo arrivo, un testimone di Mediterranean Hope, la federazione delle chiese evangeliche in Italia, racconta: "Il barchino era semiaffondato, quasi sotto il pelo dell'acqua. L'accoglienza funziona solo per chi arriva autonomamente a Lampedusa, mentre chi è stato salvato da Sea Watch rimane ancora in attesa. Sembra che i diritti delle persone dipendano da chi li salva e se si è stati salvati da una Ong, si viene costretti a uno stillicidio che può durare per settimane". Nel frattempo continua la protesta pacifica davanti al sagrato della chiesa di Lampedusa: nella notte un gruppo di persone fra cui il parroco Carmelo La Magra, ha passato la notte all'aperto. L'iniziativa è stata ripetuta in altre zone del Paese. Ad esempio, a Palermo si è svolto ieri sera un sit-in davanti al sagrato della cattedrale in protesta contro il trattamento riservato alla Sea Watch e per mostrare solidarietà ai migranti ancora a bordo che ieri avevano lanciato un appello: "Siamo stremati e disperati, fateci sbarcare".

I contrasti tra autorità e Ong erano già stati denunciati da Medici Senza Frontieri, che avevano accusato il governo di aver normalizzato lo stallo in mare per le navi delle organizzazioni da quando l'anno scorso aveva impedito alla nave Aquarius di entrare in un porto italiano. Una nuova regola che si è verificata in oltre 18 incidenti documentati. I blocchi di navi con a bordo migranti, fra cui uomini, donne e bambini vulnerabili, finora si sono protratti per 140 giorni, avvertono le Ong. Si tratta di oltre 4 mesi in cui 2.443 persone sono state trattenute in mare, mentre i governi europeo decidevano che cosa fare con il loro futuro. "Un anno fa abbiamo chiesto che stalli politici pericolosi e disumani in mare non costituissero un precedente. Invece è esattamente ciò che è successo", ha detto Sam Turner, capomissione di Msf in Libia, aggiungendo che "questa impasse politica tra i paesi europei e la loro incapacità di mettere la vita delle persone al primo posto, è ancora più scioccante oggi mentre i combattimenti continuano a imperversare a Tripoli".

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