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Il Popolo della Libertà è finito, parola di Silvio Berlusconi

Il Cavaliere commenta a caldo i risultati delle amministrative e pensa ad un ritorno in grande stile alla guida di un nuovo soggetto politico. E resta in campo (ma alternativa) l’ipotesi Montezemolo…
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Berlusconi-risposta

La batosta delle elezioni amministrative non poteva che lasciare il segno sul Popolo della Libertà. E sul suo "vecchio e caro leader", quel Silvio Berlusconi cui evidentemente comincia a stare stretto il ruolo di padre nobile del centrodestra che pure con estrema fatica (e a meno di colpi di scena in chiave giudiziaria) sembrava essere riuscito a conquistarsi. A rendere più amare le considerazioni del Cavaliere la sensazione di un lento collasso del partito che solo 3 anni fa aveva ottenuto il consenso di oltre un terzo degli elettori e che invece si è letteralmente liquefatto su base territoriale (e che le ultime stime danno intorno al 20%). Già, perché malgrado qualcuno dei fedelissimi abbia provato a ridimensionare l'accaduto e rinviare "ogni considerazione ulteriore" a qualche sondaggio autunnale (magari suggerendo di cominciare a staccarsi dall'abbraccio "mortale" con il Governo Monti), Berlusconi avrebbe già individuato in Alfano e nella conformazione della sua stessa creatura (il Pdl, appunto) le responsabilità del disastro elettorale.

Il Pdl è finito, la ricostruzione non è ancora cominciata – Ecco che, come riportano i bene informati, l'ira del condottiero a riposo si sarebbe riversata su "una struttura senza senso, con coordinamenti e congressi", spingendosi finanche (come riporta Claudio Tito su Repubblica) ad ipotizzare un ricorso al modello – Grillo. Da una simile analisi il passo è breve verso una sfiducia netta all'enfant prodige Alfano ed una chiosa estremamente significativa: "Il Pdl è finito, Il Pdl non è più il mio partito". Insomma, Silvio è stanco di subire passivamente la lenta ed inesorabile emorragia di consensi e, preso atto dell'impossibilità di ricostruire in maniera credibile ed efficace l'asse del Nord con la Lega, si trova a dover fare i conti con una ricomposizione dello schieramento di centrodestra che si annuncia quanto meno "complicata". Già, perché se a questo punto gli interlocutori privilegiati sembrerebbero essere Pierferdinando Casini e un (finalmente?) deciso Luca Cordero di Montezemolo (le cui ultime dichiarazioni prefigurano "l'ennesimo" ingresso definitivo sulla scena politica in vista delle politiche del 2013), allo stesso tempo permangono divergenze sostanziali e difficilmente sormontabili. Tralasciando infatti la ritrosia di Gianfranco Fini a "fare la parte del figliol prodigo", è in effetti il discorso della leadership a bloccare sul nascere ogni trattativa. Precondizione essenziale per valutare possibili convergenze fra centristi e pidiellini è infatti l'accantonamento dello stesso Cavaliere ed un ruolo di "pari dignità" nella costruzione del nuovo soggetto politico. Insomma, una partita che si annuncia lunga e complessa, anche perché Silvio è convinto di poter finanche tornare a Palazzo Chigi…

UPDATE – E' invece di pochi minuti fa la notizia delle (ennesime) dimissioni di Sandro Bondi, stavolta dalla carica di coordinatore del Pdl. Questa la dichiarazione affidata alle agenzie:

"Dopo aver letto tutto cio' che si e' detto anche oggi sul Pdl e sulle persone che, come me, in questi anni hanno avuto responsabilita' nella gestione del partito, intendo rassegnare le mie dimissioni da coordinatore, non perche' reputi di avere delle colpe particolari, ma soprattutto per sottrarmi ad attacchi e denigrazioni personali che fanno parte della peggiore politica"

Dimissioni che però lo stesso Berlusconi ha comunicato di non voler accettare, sottolineando che la sua intenzione "non è fare un altro predellino, semmai uno sgambetto".

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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