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Il Polo della Speranza, ovvero come vincere le elezioni senza essere d’accordo su nulla (o quasi)

Una strana alleanza che nei fatti blinderebbe il risultato delle prossime elezioni, almeno se si votasse ora e con la vecchia legge elettorale. Eppure la convergenza sul programma sarà tutt’altro che semplice…
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Bersani-Casini-alleanza

Comunque la si guardi, questa è una specie di vittoria personale per Pierluigi Bersani. In primo luogo perché gli consente di presentarsi rafforzato alla "conta interna", certo di aver comunque spianato la strada per una più che probabile vittoria elettorale. In secondo luogo perché nei fatti è la concretizzazione del progetto originario della reggenza bersaniana, quella di un centrosinistra ampio, con l'ingresso al centro dei moderati dell'UDC e a sinistra con la neutralizzazione di un possibile (non adesso ovviamente) competitor per la leadership come Nichi Vendola. In terza battuta perché di fatto sembra chiudere la questione con Antonio Di Pietro che, nella visione del segretario, paga con l'emarginazione politica il tentativo di recuperare visibilità e consensi attraverso la strumentalizzazione del malcontento per le scelte dell'esecutivo e per l'operato del Presidente della Repubblica.

E non stupiscano le precisazioni di Vendola (e in attesa della sua conferenza stampa), dal momento che rispondono chiaramente alla necessità di non precorrere i tempi, evitando di far precipitare la polemica con l'Italia dei Valori e di pregiudicare la discussione su temi e scelte, che resta precondizione per un'alleanza strutturata. Perché l'impressione è quella di due binari distinti e separati, una situazione che nemmeno un pasticcio clamoroso sulla nuova legge elettorale potrebbe sconvolgere nella sostanza. Del resto, anche la smentita parziale di Vendola ha il sapore della frase di circostanza, della precisazione obbligata che però non cambia la sostanza delle cose: un'alleanza è possibile a certe condizioni, ma indietro difficilmente si torna, perché il cantiere dell'alternativa "a sinistra" è nuovamente da ripensare e perché rinunciare ad una sfida del genere può essere un boomerang pericolosissimo per la sinistra italiana (ed il ricordo delle politiche del 2008 brucia ancora). Ovviamente le perplessità restano e non sono affatto un aspetto di secondo piano.

La distanza tra Vendola e Casini dal punto di vista "ideologico" è in effetti difficilmente colmabile con un compromesso, con accordi di facciata o soluzioni improvvisate. Il concetto stesso di un patto di "desistenza" richiama una pagina buia dell'esperienza del centrosinistra italiano (ancorché premiata dalla vittoria elettorale). Avvicinamenti repentini o conversioni improvvise restano da escludere, dal momento che ne va della credibilità complessiva dei singoli partiti. E dunque? Su che basi immaginare un'alleanza del genere? La risposta arriverà nei prossimi giorni, forse. Per ora c'è solo lo "sgombero delle macerie dall'egemonia della destra" e il "polo della speranza". Un po' poco, va riconosciuto.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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