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Il Pil dell’Italia è sceso nel secondo trimestre del 2023, giù anche l’inflazione: i dati Istat

Il Pil italiano è sceso dello 0,3% tra aprile e giugno 2023 rispetto al trimestre precedente. Il rallentamento è dovuto soprattutto a industria, settore primario e un calo della domanda. Scesa anche l’inflazione: è al 6%, il livello più basso da aprile 2022.
A cura di Luca Pons
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Rallenta il Pil italiano. La crescita economica del Paese, nel secondo trimestre del 2023, è negativa: da aprile a giugno il prodotto interno lordo è sceso dello 0,3% rispetto ai tre mesi precedenti. Lo aveva previsto Confindustria nei giorni scorsi, e anche la Banca d'Italia alcune settimane fa, e il dato ufficiale (anche se preliminare) è arrivato dall'Istat. Alcune delle stime fatte negli ultimi giorni parlavano di una crescita a zero, mentre invece c'è stato un vero e proprio calo. A luglio c'è però anche una ‘buona' notizia: continua il calo dell'inflazione, tornata a livelli che non si vedevano da più di un anno.

Cala il Pil, vanno male industria e agricoltura

La brusca frenata del Pil è il primo calo di questo tipo dalla fine del 2022 (in quel trimestre era stato dello -0,1%, e per cercare un calo ancora prima bisogna andare agli ultimi tre mesi del 2020). La discesa è compensata in parte dalla stima di crescita tendenziale (cioè rispetto allo stesso trimestre di un anno fa), che resta positiva al +0,6%, anche se questo è il dato più basso da inizio 2021. Nella zona Euro, nello stesso periodo, la stima di Eurostat è che ci sia stata una crescita dello 0,3% rispetto allo scorso trimestre e dello 0,6% rispetto allo scorso anno.

Negli scorsi mesi, quindi, l'economia italiana è calata mentre quella europea in media è salita. Le previsioni al momento dicono ancora che l'Italia dovrebbe crescere complessivamente dell'1,3% nel 2023, più di Germania e Francia, mentre questa espansione sarà decisamente più ridotta (e inferiore alla media Ue) nei due anni anni successivi.

Il motivo del calo nel periodo da aprile a giugno è spiegato da Istat. C'è stata una flessione nel settore primario – agricoltura e pesca, tra gli altri – e anche nell'industria, mentre si è registrata una leggera crescita nel comparto dei servizi. In più, c'è stato anche un calo nella domanda interna: cioè, le famiglie e le imprese italiane hanno speso meno. Una conseguenza probabilmente anche dell'alto tasso di inflazione e dell'aumento dei tassi d'interesse sui mutui.

Inflazione al 6%, non succedeva da aprile 2022

A proposito di inflazione, sempre oggi è arrivata una stima preliminare dell'Istat anche sull'andamento dei prezzi. Il tasso aumenta leggermente a luglio rispetto al mese precedente (+0,1%) ma la corsa dei prezzi rispetto allo scorso anno rallenta ancora. A luglio 2023 erano più alti del 6% rispetto a un anno prima, mentre a giugno 2023 questo dato era del 6,4%. Si è tornati così a livelli che non erano così bassi da aprile 2022.

Il calo è dovuto soprattutto al rallentamento dei prezzi di trasporti, energia e in parte anche gli alimentari lavorati. Non significa che costano meno di prima, ma che il loro costo è aumentato meno velocemente. Al contrario, hanno avuto un'accelerazione i prezzi di alimentari non lavorati e servizi per l'abitazione.

È scesa anche l'inflazione di fondo, dal 5,6% al 5,2%, un buon indicatore che il calo probabilmente continuerà nei prossimi mesi. Scende leggermente anche l'inflazione del carrello della spesa, comunque ancora al 10,4%.

Scende anche l'Ipca, l'indice armonizzato dei prezzi al consumo che calcola l'inflazione in modo diverso e permette un paragone con tutti i Paesi dell'Eurozona. L'Italia è al 6,4% su base annua (contro il 6,7% di giugno). In Europa, invece, l'inflazione è al 5,3% in media, rispetto al 5,5% di giugno.

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