Il PIL del Paese è fermo: ora persino Confcommercio avverte il governo Meloni
Il Pil dell'Italia è fermo. È quanto emerge dalle ultima congiuntura di Confcommercio. "La nostra stima per il Pil del terzo trimestre è di una variazione congiunturale nulla, corrispondente a una crescita dello 0,6 per cento rispetto a un anno prima", si legge.
Questa valutazione sarebbe il risultato di "una riduzione a luglio, lievemente superiore alle nostre stime preliminari anche per un andamento del turismo meno favorevole, e di un modesto recupero ad agosto, a cui è seguita una stagnazione a settembre", spiegano.
La Confederazione bacchetta il governo Meloni. "Le oscillazioni mensili degli indicatori congiunturali poi sintetizzati nel Pil mensile, tradiscono la mancanza di una chiara direzione di marcia dell'economia italiana. Intanto, il terzo trimestre è andato perso", si legge. "Si punta sul quarto".
Stando a questi dati, la possibilità di una crescita del Pil per il 2024 attorno o poco superiore all'1% appare complicata, "salvo poi la probabile correzione al rialzo della stima per l'anno nel complesso dovuta al fatto che il 2024 ha quattro giornate lavorative in più del 2023", spiegano.
Da Confcommercio sperano che la revisione dei conti nazionali da parte dell'Istat con i dati definitivi su Pil e debito, attesa per il 23 settembre, porti "sorprese favorevoli non solo sui livelli correnti del prodotto ma anche sui profili trimestrali a valori reali".
Anche il presidente Carlo Sangalli ha espresso preoccupazione per l'incertezza generale rilevata dalla congiuntura. "I mesi estivi più che diradare le ombre sembrano aver consolidato il clima d'incertezza sulle prospettive a breve dell'economia, con l'emergere di alcuni segnali di rallentamento", si legge. "Al di là delle difficoltà dell'industria, che sconta i deludenti andamenti della domanda estera ed interna, anche tra i servizi si cominciano a registrare sintomi di fragilità", avvertono.
L'Ufficio studi della Confederazione evidenzia comunque alcuni elementi molto positivi, come i numeri sull'inflazione e la crescita dell'occupazione. Dati dalla cui evoluzione, "dipenderà il raggiungimento o meno di buone performance per l'anno in corso", si legge.
Da qui l'avvertimento del presidente di Confindustria in vista della prossima manovra. "Con la nuova Legge di bilancio occorre confermare il taglio del cuneo fiscale, l'accorpamento delle aliquote Irpef e ridurre progressivamente, e in modo strutturale, il carico fiscale su famiglie e imprese", ha sottolineato. "Senza la spinta dei consumi non si cresce", si legge anche nel rapporto.