Il Pil cresce meno del previsto e la pressione fiscale aumenta, cosa dice il rapporto Istat sul 2024
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Nel 2024 il Pil italiano è cresciuto dello 0,7%. La pressione fiscale è aumentata di oltre un punto percentuale. Il debito pubblico è salito, ma è comunque rimasto al di sotto di quanto aveva stimato il governo Meloni. Questi sono alcuni dei punti più importanti nel nuovo rapporto dell'Istat sullo scorso anno, che ha aggiornato con i numeri definitivi le stime preliminari pubblicate a gennaio. Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, concentrandosi solo sugli aspetti positivi, ha detto che "la finanza pubblica è in una condizione migliore del previsto".
Quanto è aumentato il Pil dell'Italia
Per quanto riguarda il Pil, il +0,7% è un dato non positivo, ma neanche del tutto negativo per il governo Meloni. La sua previsione dell'1% , inserita nei documenti di finanza pubblica, era inarrivabile. Lo si sapeva già da mesi, da quando l'Istat aveva ricalcolato il Pil degli scorsi anni e i dati sui mesi estivi avevano mostrato una crescita ben al di sotto delle aspettative. Insomma, da questo punto di vista il governo aveva decisamente sbagliato i calcoli.
Va però detto che la stima preliminare dell'Istat era stata di una crescita allo 0,5%. Questo sarebbe stato anche più deludente, perché negli ultimi mesi dello scorso anno il governo aveva insistito che sarebbe stato comunque possibile raggiungere lo 0,7 o 0,8%. Alla fine, anche se non si tratta certamente di percentuali entusiasmanti, questo risultato è arrivato.
La crescita del Pil, come ha spiegato l'Istat, è stata dovuta all'aumento della domanda, cioè degli acquisti, sia a livello nazionale che dall'estero. Dal punto di vista della produzione invece il contributo più positivo è arrivato dall'agricoltura, ma anche dal settore dei servizi. L'industria, intesa in modo ampio, ha registrato un +0,2%. Ma se si parla di industria in senso stretto, la crisi che va avanti da due anni è confermata: -0,1%.
Perché la pressione fiscale è aumentata
Come detto, il dato sul Pil non è necessariamente negativo per il governo. Un dato che invece farà piacere ai critici dell'esecutivo è quello sulla pressione fiscale. È aumentata dal 41,4% al 42,6%.
Questo, tecnicamente, significa che la somma di tutte le imposte e i contributi versati dagli italiani è stata pari al 42,6% del Pil. Se la pressione fiscale è salita, è perché le tasse versate sono aumentate più di quanto sia cresciuto il Pil.
Entrando nello specifico, le imposte dirette versate dai contribuenti sono aumentate del 6,6%, soprattutto a causa della crescita dell'Irpef e dell'Ires. Il fatto che l'Irpef incassata dallo Stato sia aumentata non significa necessariamente che i singoli contribuenti abbiano pagato di più: la crescita si spiega anche con l'aumento dell'occupazione. Più persone lavorano, più persone hanno un reddito e pagano le tasse. Anche le imposte indirette, come l'Iva, l'Irap e gli oneri di sistema di luce e gas, sono aumentate: +6,1%.
Debito pubblico in aumento, saldo primario in positivo
Un campo in cui invece il governo Meloni può probabilmente dirsi soddisfatto – e non a caso è quello su cui il ministro dell'Economia Giorgetti ha insistito – è quello del debito pubblico. Le amministrazioni pubbliche hanno speso più di quanto hanno incassato, ma il loro debito è aumentato ‘solo' del 3,4% del Pil (questo è il ‘deficit' o ‘indebitamento', cioè quanto cambia il debito pubblico in un anno). L'anno scorso, il dato era al 7,2%.
In particolare, c'è stato un elemento positivo sul cosiddetto saldo primario. Ovvero, se non si tengono in conto tutti i soldi che l'Italia deve spendere ogni anno per pagare gli interessi sul suo enorme debito pubblico, il bilancio dello Stato nel 2024 è andato in positivo: +0,4% del Pil.
Naturalmente non è la prima volta in assoluto che avviene, e la percentuale è piuttosto bassa ma dalla pandemia in poi il saldo primario era sempre stato in negativo. L'anno scorso ad esempio era pari a -3,6% del Pil.
C'è poi la percentuale complessiva del debito pubblico italiano. Nel 2023 era pari al 134,6% del Pil, mentre nel 2024 è salito al 135,3%. Quasi 3mila miliardi di euro. Certo è difficile per il governo Meloni rivendicare questo risultato come un successo eclatante, ma va detto che le sue previsioni sulla ‘traiettoria' dell'Italia per rispettare i paletti europei sulle finanze pubbliche erano anche più pessimistiche. Stando al Piano strutturale di bilancio, l'anno scorso il debito avrebbe dovuto arrivare al 135,8% del Pil. La percentuale effettiva è stata un po' più bassa.
Ministro Giorgetti esulta, Pd: "Economia ferma e austerità"
Come detto, il ministro dell'Economia Giorgetti ha rivendicato che "la finanza pubblica è in una condizione migliore del previsto", e soprattutto che il saldo primario in positivo è "una soddisfazione morale". La crescita del Pil, piuttosto ridotta, "corrisponde a quella che avevamo aggiornato a dicembre", ha detto. Ora, ha concluso, "la sfida è la crescita in un contesto assai problematico non solo italiano ma che coinvolge tutta Europa".
Positive le reazioni della maggioranza, anche se il portavoce di Forza Italia Raffaele Nevi ha comunque detto che "far scendere la pressione fiscale" è "l’obiettivo principale di FI". Per Fratelli d'Italia, il senatore Guido Liris ha esultato: "Piovono dati positivi sulla falsa narrazione della sinistra circa la finanza pubblica italiana".
Critica l'opposizione. Matteo Renzi ha scritto sui social: "Nel 2024 rispetto al 2023 è aumentata la pressione fiscale. È aumentato il debito pubblico. La crescita del Pil è stata dello 0,7% e non dell'1%. Questo governo di sovranisti aumenta le tasse e fa male all'Italia. Bisogna mandarli a casa prima possibile".
Antonio Misiani, responsabile Economia del Pd, ha attaccato: "L'amara verità è che l’economia è ferma, le tasse sono a livelli record e il debito pubblico è nuovamente in aumento". Misiani ha anche detto che il saldo primario è tornato in positivo solo "al prezzo di politiche di dura austerità per i servizi pubblici essenziali, a partire dalla sanità".