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Manovra 2024

Il piano Mattei di Meloni è un mezzo bluff: nel 2024 solo 200 milioni per l’Africa, tolti ai fondi per il clima

Giorgia Meloni ha annunciato che la presentazione del piano Mattei verrà ritardata da novembre a gennaio. Nel frattempo con la manovra nasce il “fondo per l’Africa”, che dovrebbe rappresentare il cuore del progetto di cooperazione del governo con i Paesi africani. Ma la dote per il 2024 è di soli 200 milioni, sottratti alle risorse per la transizione climatica.
A cura di Marco Billeci
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Il 13 ottobre scorso, parlando in conferenza stampa durante la visita di Stato in Mozambico, la premier Meloni ha annunciato che la presentazione del piano Mattei, prevista per novembre, slitterà a gennaio. Ufficialmente, il rinvio è causato dall'instabilità del contesto internazionale, aggravato dal nuovo conflitto in Medio Oriente. Ma più passa il tempo, più si moltiplicano i dubbi sulla reale consistenza del progetto di cooperazione e sviluppo con l'Africa, immaginato dal governo italiano. E considerato cruciale, per convincere i Paesi africani a fermare i flussi di migranti in arrivo dall'Italia.

Da questo punto di vista, le indicazioni che arrivano dalle bozze della legge di bilancio appena varata dall'esecutivo non sono confortanti. La manovra infatti istituisce il "Fondo italiano per la cooperazione orizzontale per l'Africa", che dovrebbe essere il cuore del piano Mattei. Tuttavia, la dotazione economica appare al momento molto limitata, rispetto alle ambizioni di un piano, che aspira a cambiare il volto del continente africano. Al momento infatti vengono stanziati appena 200 milioni "per ciascuno degli anni 2024, 2025 e 2026". Totale, 600 milioni per tutta l'Africa.

Una partita di giro

Il fondo – sotto la responsabilità diretta della Presidenza del Consiglio – è destinato "alla concessione di finanziamenti, per la realizzazione di interventi di cooperazione per lo sviluppo nell’ambito dei Paesi 73  africani, assicurando priorità ai progetti nel settore agricolo e solare fotovoltaico". Le perplessità aumentano quando si scopre il canale da cui arrivano queste risorse.

I soldi che servono ad alimentare i finanziamenti per i progetti in territorio africano infatti vengono sottratti da un'altro capitolo strategico per l'azione del governo, cioè il "fondo italiano per il clima", creato nel 2021. Nella legge che istituiva questa cassaforte,  peraltro, si specificava come le risorse appostate potessero essere utilizzate anche "a favore di Paesi destinatari di aiuto pubblico allo sviluppo". In pratica, i progetti di cooperazione a cui erano destinati gli stanziamenti del fondo clima sono in buona parte sovrapponibili, a quelli per cui vengono dirottati ora nel fondo per l'Africa.

Messa così, sembra una partita di giro, un'operazione di maquillage, senza un reale esborso di soldi in grado di mutare lo stato delle cose. Nel testo dell'articolo della legge di Bilancio che istituisce il fondo per l'Africa si specifica però come "la dotazione può essere incrementata dall'apporto finanziario di soggetti pubblici o privati, nazionali o internazionali".

Qua sta la vera sfida di Meloni. Convincere le principali compagnie energetiche e i partner internazionali della bontà del piano Mattei. Per ora, da parte degli altri grandi Paesi europei, si è registrata una certa diffidenza verso la strategia italiana. Forse a gennaio scopriremo se il piano di Meloni avrà successo, nel rilanciare la cooperazione con i Paesi africani e così rallentare i flussi migratori. O se, ancora una volta, l'Africa dovrà accontentarsi delle briciole.

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