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Il piano di Trump e il contropiano di Zelensky per la pace in Ucraina: di cosa hanno parlato a San Pietro

A Roma, prima dei solenni funerali di Papa Francesco, Volodymyr Zelensky e Donald Trump si sono incontrati per un breve ma significativo confronto diplomatico. Sul tavolo, una nuova proposta di pace ucraina che sfiderebbe le concessioni richieste da Mosca e aprirebbe a un coinvolgimento europeo e statunitense nella sicurezza regionale.
A cura di Francesca Moriero
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Nella cornice solenne e carica di tensione internazionale dei funerali di Papa Francesco, Roma è diventata teatro di un incontro tanto breve quanto denso di significato geopolitico. Volodymyr Zelensky, presidente dell'Ucraina, e Donald Trump, presidente degli Stati Uniti, si sono oggi confrontati per circa dieci minuti in un colloquio definito dalla Casa Bianca "molto produttivo". Sul tavolo, le sorti della guerra in Ucraina e una nuova controproposta di pace, elaborata da Kyiv per rispondere alle aperture, ritenute troppo accomodanti, che Trump avrebbe mostrato verso Mosca negli ultimi giorni.

Una pace discussa sotto l'ombra di Roma

L'incontro tra Trump e Zelensky è avvenuto in un clima inusuale, tra la sacralità delle esequie papali e l'urgenza della politica internazionale. Secondo quanto riportato dal New York Times, la breve ma intensa conversazione avrebbe avuto come fulcro la presentazione di una controproposta da parte di Zelensky, volta a mantenere la linea di difesa nazionale senza cedere alle richieste più spinose del Cremlino. Dopo le polemiche sorte dalle dichiarazioni del sindaco di Kyiv, Vitali Klitschko, che aveva timidamente ipotizzato una possibile cessione di territori per una "pace provvisoria" salvo poi correggersi, l'esecutivo ucraino ha voluto ribadire con forza i suoi principi fondamentali: nessuna concessione territoriale definitiva alla Russia, in particolare sulla Crimea, invasa nel 2014.

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La controproposta di Kyiv: difesa senza compromessi

La documentazione ottenuta dal New York Times rivelerebbe poi che nella proposta ucraina non si contempli alcuna limitazione all'attività delle forze armate di Kyiv, come invece auspicato da Mosca. Sarebbe inoltra prevista l'istituzione di una missione di sicurezza europea, sostenuta militarmente e logisticamente dagli Stati Uniti, da stanziarsi sul suolo ucraino. Una delle novità più rilevanti riguarderebbe poi l'utilizzo dei fondi russi congelati: Kyiv propone di destinarli interamente alla ricostruzione del Paese, devastato da oltre tre anni di guerra. Un'idea che, se da un lato potrebbe ottenere ampi consensi tra gli alleati occidentali, dall'altro potrebbe rischiare di inasprire ulteriormente le relazioni già compromesse con il Cremlino.

I nodi ancora irrisolti: NATO e Crimea

Nonostante l'apertura al dialogo, il documento elaborato da Kyiv si mantiene prudente su due temi estremamente delicati. Non si menzionerebbe infatti la futura adesione dell'Ucraina alla NATO, tema da sempre considerato una "linea rossa" da parte della Russia. Allo stesso tempo, non si farebbe poi alcun passo indietro sulla questione della Crimea: per Zelensky, la restituzione della penisola resta un punto fermo, imprescindibile per qualsiasi trattativa credibile. Sul fronte americano, invece, si è notata una certa oscillazione. Secondo indiscrezioni, la bozza iniziale del piano di pace promosso da Trump avrebbe incluso l'accettazione della Crimea come territorio russo, una posizione che ha suscitato allarme e critiche sia a Kyiv che tra gli alleati europei. Nonostante ciò, l’incontro a Roma potrebbe rappresentare un primo passo verso una posizione più equilibrata e condivisa.

La guerra in Ucraina rimane una ferita aperta al cuore dell'Europa, e ogni tentativo di soluzione dovrà necessariamente bilanciare le esigenze di sicurezza, giustizia e sovranità nazionale. Roma, ancora una volta, si conferma crocevia di storia e diplomazia, mentre il mondo osserva con trepidazione le mosse di leader chiamati a scrivere una delle pagine più delicate della storia contemporanea.

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