Il piano di risparmio sul gas del ministro Cingolani: la settimana prossima in arrivo il decreto
Un nuovo decreto contro i rincari nelle bollette di luce e gas dovrebbe arrivare la prossima settimana in Consiglio dei ministri. Ma intanto il ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha presentato al governo un piano per il risparmio: da ottobre i termosifoni saranno abbassati di un grado, da 20° a 19°, e tenuti accesi per un'ora in meno al giorno. Questo per quanto riguarda sia i riscaldamenti centralizzati, ma anche gli edifici pubblici. Questo sarebbe, almeno secondo quanto fanno sapere fonti di governo, il nucleo del piano ministeriale per limitare i consumi di gas. Nel frattempo il Paese si sta muovendo per aumentare gli stoccaggi in vista dell'inverno. Secondo la piattaforma Gie-Agsi al momento il livello di immagazzinamento è pari all'81,93%. L'obiettivo di Cingolani è di arrivare nei prossimi mesi al 90%.
Il decreto bollette e il tetto al prezzo del gas
"La prossima settimana in Cdm arriverà il decreto bollette per calmierare l’aumento dei prezzi delle bollette. È un intervento necessario per supportare nell’immediato le nostre famiglie, ma bisogna lavorare per ottenere il tetto massimo al prezzo del gas, in modo da fermare le speculazioni russe e bloccare gli aumenti delle bollette anche nel lungo periodo", ha affermato Luigi Di Maio. "Come Impegno Civico, inoltre, proponiamo il decreto taglia bollette: per tutte le imprese lo Stato dovrà pagare l’80% delle bollette. O lo facciamo oppure molte imprese saranno costrette a licenziare o chiudere", ha poi aggiunto. Le proposte a livello europeo sul tetto al prezzo del gas dovrebbero essere esposte direttamente dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, durante il discorso dell'Unione il prossimo 14 settembre.
Ipotesi razionamento del gas in vista dell'inverno
Intanto Confindustria lancia l'allarme. Anche arrivando al 90% degli stoccaggi, ha detto il presidente Carlo Bonomi a Rtl 102.5, se la Russia dovesse decidere di tagliare completamente le forniture "avremmo un buco di 4 miliardi di metri cubi". Che, tradotto, "vorrebbe dire spegnere quasi un quinto dell'industria italiana". Secondo Bonomi, quindi, bisogna iniziare a parlare di razionamenti: "Una scelta politica su cui chiediamo grande responsabilità perché spegnere il sistema industriale significa mettere a rischio migliaia di imprese e posti di lavoro".