Uno dei punti cardine del nuovo corso a Palazzo Chigi era o doveva essere il Jobs Act, il complesso di misure con le quali il Governo intende intervenire sulla questione lavoro, considerata in modo unanime una delle priorità del Paese. La conferenza stampa di ieri ha in parte contribuito a fare chiarezza, con Renzi che ha spiegato come il Consiglio dei ministri abbia approvato un decreto legge per la parte riguardante la revisione del contratto di lavoro a termine e di quello di apprendistato e la smaterializzazione del Durc, mentre per quel che concerne gli ammortizzatori sociali, i "servizi per il lavoro" e le politiche attive, la semplificazione degli adempimenti e la "conciliazione dei tempi di lavoro con le esigenze genitoriali", il Governo abbia intenzione di presentare un disegno di legge delega.
Il decreto innanzitutto eleva "da 12 a 36 mesi la durata del primo rapporto di lavoro a tempo determinato per il quale non è richiesto il requisito della cosiddetta causalità, fissando il limite massimo del 20% per l’utilizzo dell’istituto"; con la possibilità di proroga dei contratti a tempo determinato oltre il limite dei 3 anni. Per quel che concerne il contratto di apprendistato Renzi parte dal fallimento nel merito della Riforma Fornero, cominciando dalla eliminazione "delle attuali previsioni secondo cui l’assunzione di nuovi apprendisti è necessariamente condizionata alla conferma in servizio di precedenti apprendisti al termine del percorso formativo". La retribuzione degli apprendisti sarà pari al "35% della retribuzione del livello contrattuale di inquadramento", mentre diventa a discrezione del datore di lavoro l'integrazione della formazione "di tipo professionalizzante e di mestiere con l’offerta formativa pubblica".
Molto complessa si annuncia la partita sulla legge delega. Si parte dagli ammortizzatori sociali, con "lo scopo di assicurare un sistema di garanzia universale per tutti i lavoratori che preveda, in caso di disoccupazione involontaria, tutele uniformi e legate alla storia contributiva dei lavoratori, di razionalizzare la normativa in materia di integrazione salariale". I principi e criteri direttivi che guideranno la proposta legislativa sono messi nero su bianco nel comunicato diffuso al termine della conferenza stampa:
- rivedere i criteri di concessione ed utilizzo delle integrazioni salariali escludendo i casi di cessazione aziendale;
- semplificare le procedure burocratiche anche con la introduzione di meccanismi automatici di concessione;
- prevedere che l’accesso alla cassa integrazione possa avvenire solo a seguito di esaurimento di altre possibilità di riduzione dell’orario di lavoro;
- rivedere i limiti di durata, da legare ai singoli lavoratori;
- prevedere una maggiore compartecipazione ai costi da parte delle imprese utilizzatrici;
- prevedere una riduzione degli oneri contributivi ordinari e la loro rimodulazione tra i diversi settori in funzione dell’effettivo utilizzo;
- rimodulare l’ASpI omogeneizzando tra loro la disciplina ordinaria e quella breve;
- incrementare la durata massima dell’ASpI per i lavoratori con carriere contributive più significative;
- estendere l’applicazione dell’ASpI ai lavoratori con contratti di co.co.co., prevedendo in fase iniziale un periodo biennale di sperimentazione a risorse definite;
- introdurre massimali in relazione alla contribuzione figurativa;
- valutare la possibilità che, dopo l’ASpI, possa essere riconosciuta un’ulteriore prestazione in favore di soggetti con indicatore ISEE particolarmente ridotto;
- eliminare lo stato di disoccupazione come requisito per l’accesso a prestazioni di carattere assistenziale.
Cruciale appare la questione Aspi, che in sostanza sostituirà la cassa in deroga, rappresentando però una tutela anche per i precari con un assegno di disoccupazione unico (anche se si attende di capire quali saranno le modalità pratiche di applicazione, quale la consistenza del sostegno ed i tempi di durata e attuazione). Alla legge delega sarà poi affidata anche la razionalizzazione degli incentivi alle assunzioni (inclusi l'autoimprenditorialità), con la revisione delle Agenzie per l'impiego ed un cambiamento del sistema informativo per la gestione del mercato del lavoro e il monitoraggio delle prestazioni erogate. Sulle semplificazioni invece il lavoro si annuncia lungo e complesso. Poletti ha spiegato come il Governo si muoverà intorno alla ridefinizione della giungla di tipologie contrattuali esistenti, con un'analisi "ai fini di poterne valutare l’effettiva coerenza con il contesto occupazionale e produttivo nazionale e internazionale, anche in funzione di eventuali interventi di riordino delle medesime tipologie contrattuali". Di qui si passerà alla "redazione di un testo organico di disciplina delle tipologie contrattuali dei rapporti di lavoro", con la possibilità di introdurre il compenso orario minimo "applicabile a tutti i rapporti di lavoro subordinato, previa consultazione delle parti sociali". Infine, nella delega vi saranno strumenti per aiutare le donne a conciliare i tempi di lavoro con le esigenze genitoriali, con la possibilità di "incentivare accordi collettivi volti a favorire la flessibilità dell’orario lavorativo e l’impiego di premi di produttività, per favorire la conciliazione dell’attività lavorativa con l’esercizio delle responsabilità genitoriali e dell’assistenza alle persone non autosufficienti".