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Il piano di Monti: privatizzazioni e tagli, ma nessuna patrimoniale

Dopo aver incassato la spending review, il Presidente del Consiglio pensa a nuovi decisi interventi ed esclude la patrimoniale. E Palazzo Chigi conferma: “Conti pubblici in sicurezza”.
A cura di Redazione
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Mario-Monti77

Un agosto di lavoro, tra vecchi e nuovi problemi e primi segnali di ottimismo. Dopo aver incassato il sì alla spending review ed essersi gettato alle spalle per una frase "decontestualizzata" all'interno dell'intervista al WSJ, Mario Monti pensa a come continuare l'opera di messa in sicurezza dei conti pubblici. Così, dopo l'incontro con Angelino Alfano, che ha illustrato la proposta del Popolo della Libertà (sulla quale il professore ha manifestato un "apprezzamento"), torna a riflettere sui punti cardine del nuovo "piano anti – debito", considerato il vero nodo dell'ultimo periodo della sua reggenza a Palazzo Chigi. In tal senso, come riporta il Corsera, le ipotesi allo studio sono diverse con "piani che si aggiungono a quelli già portati all’attenzione del governo da altre forze politiche, centri studi, singoli economisti, tutti con il medesimo obiettivo: dare una spallata forte all’enorme massa del debito per alleggerire le emissioni di nuovi titoli e la spesa per interessi (80 miliardi di euro l’anno), dare un segnale forte di serietà ai mercati, sempre nervosi, rimettere in moto gli investimenti e, di conseguenza, l’attività economica".

In tal senso, la dismissione del patrimonio pubblico rappresenta una opportunità centrale ed il Governo ha fatto sapere di aver "già tradotto in legge la creazione di tre distinti fondi che saranno attuati entro l'anno". E va inserita in un complesso di interventi fra cui rientrano certamente anche la vendita degli immobili, la valorizzazione delle concessioni pubbliche (rivalutazione?), la cessione di quote consistenti di partecipazioni quotate (come Eni e Finmeccanica) e un "riordino" della tassazione sui capitali in Svizzera ed in altri paradisi fiscali. Non sono esclusi altri interventi di revisione della spesa, in particolare per quel che riguarda il pubblico impiego, con la revisione (il rafforzamento) del piano Giarda – Patroni Griffi che dovrebbe far risparmiare allo Stato risorse consistenti nel prossimo quadriennio (anche se su alcuni punti resta la forte opposizione delle parti sociali). Il tutto sempre scartando l'ipotesi di una patrimoniale straordinaria (su cui pure spingevano alcune forze politiche), giudicata "depressiva".

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