Il piano di emergenza italiano per stop forniture di gas russo: lampioni spenti e meno riscaldamento
Il gasdotto Nord Stream 1, la più grande infrastruttura di importazione di gas dell'Unione europea, di proprietà della società russa Gazprom, che collega la Siberia alla Germania, viene ufficialmente chiuso per dieci giorni per lavori di manutenzione già programmati. Le forniture dovrebbero riprendere alle prime ore del 21 luglio dopo l'interruzione iniziata dalle 6 di questa mattina.
"Dall'11 al 21 luglio 2022 – si legge in una nota – , Nord Stream AG chiuderà temporaneamente entrambe le linee del suo sistema di gasdotti per lavori di manutenzione ordinaria, inclusi test di elementi meccanici e sistemi di automazione per garantire operazioni di gasdotti affidabili, sicure ed efficienti".
"Il programma delle attività di manutenzione – si legge ancora – è stato strettamente coordinato con i partner a monte e a valle di Nord Stream. Le informazioni sulla manutenzione sono state opportunamente divulgate in conformità al Regolamento (UE) Nr.1227/2011 (Regolamento sull'integrità e la trasparenza del mercato energetico all'ingrosso REMIT)".
La preoccupazione naturalmente è che le forniture possano non riprendere, alla luce dell'invasione russa in Ucraina ancora in corso. In passato lavori simili a quelli previsti hanno comportato un blocco dai dieci ai 14 giorni, e non sempre sono stati completati entro il termine annunciato. Gazprom tra l'altro ha già ridotto in modo significativo il flusso attraverso il gasdotto di 1.200 chilometri, parlando di ritardi nei lavori di riparazione attribuiti da Mosca alle sanzioni occidentali contro la Russia. Una posizione contestata dal cancelliere tedesco, Olaf Scholz. Stando a quanto riferito dall'Agenzia federale delle reti, il gasdotto, che trasporta 55 miliardi di metri cubi (bcm) veniva utilizzato solo per circa il 40% della capacità.
Tutto questo per l'Europa potrebbe tradursi in un taglio dei consumi energetici del 15%, che per la Germania, come scrive La Repubblica, potrebbe essere del 20%. Il ministro dell'Economia tedesco Robert Habeck ha detto che "Dobbiamo prepararci al peggio". E il suo omologo francese, Bruno Le Maire, ha spiegato ieri che l'annunciata rinazionalizzazione dell'azienda energetica Edf servirà proprio ad agire più rapidamente dinanzi a una crisi che rischia di diventare "un problema notevole, il taglio totale delle forniture di gas è lo scenario più probabile".
Dall'Italia è stato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli, a lanciare l'allarme su una "crisi energetica gravissima" che pone "rischi per l'inverno altissimi". Anche il nostro Paese sta cercando di accumulare riserve: "Abbiamo 16 miliardi di metri cubi di stoccaggio a fronte dei 70 che consumiamo. Dobbiamo arrivare al 90% prima che inizi l'autunno".
Nel nostro Paese sono tre i livelli di allarme in caso di crisi del gas con il taglio delle forniture dalla Russia: l'Italia per il momento ha attivato il primo. Ma se Mosca dovesse sospendere in via definitiva le forniture alla Ue, a cui l'anno scorso aveva assicurato il 44% del suo fabbisogno, il governo sarebbe costretto a far scattare la fase di emergenza. Secondo quanto riportato da La Repubblica, il piano prevede una serie di interventi che vanno dal "razionamento" del gas alle industrie energivore al maggior utilizzo delle centrali a carbone per la produzione di elettricità.
In Italia sono sei le centrali a carbone ancora in attività, il cui spegnimento era previsto nel 2025, e che potrebbero aumentare la produzione di energia elettrica in caso di necessità: due si trovano in Sardegna, mentre le altre sono situate a Venezia, Monfalcone, Civitavecchia e Brindisi. Il piano di fatto, spiega la Repubblica, è già partito: nelle ultime settimane stanno coprendo infatti fino all'8% del fabbisogno di energia elettrica, il doppio della media degli ultimi anni. Si punta a sostituire almeno 5 miliardi di metri cubi di gas.
Nel piano c'è anche l'introduzione di politiche di austerity dei consumi: si parla di un riscaldamento più contenuto, con tagli fino a due gradi della temperatura nelle abitazioni e negli uffici, risparmi sull'illuminazione pubblica, con orario ridotto di accensione dei lampioni sulle strade. Questo stato di cose potrebbe proseguire fino a quando il gas russo non verrà sostituito da forniture provenienti da altri Paesi produttori.
L'Ue dice che bisogna prepararsi a "ogni scenario"
Tim McPhie, portavoce della Commissione Ue, in merito allo stop delle forniture di gas dalla Russia all'Europa attraverso il gasdotto Nord Stream 1, ha detto che l'Ue "si sta preparando ad ogni scenario. La situazione è chiaramente seria e dobbiamo essere preparati. A metà luglio, come è noto, verrà varato un piano di prevenzione in vista dell'inverno".
"È necessario arrivare il prima possibile ad una autonomia energetica dalla Russia", ha aggiunto il portavoce europeo sottolineando come occorra comunicare alla popolazione "l'importanza del risparmio energetico" e ricordando che la Commissione, tra gli strumenti, ha già varato il RePowerEu. Lo scenario peggiore è naturalmente il taglio totale delle forniture di gas da Mosca. "Putin continua a usare l'energia come un'arma. Dodici Paesi dell'Ue sono già direttamente interessati. Riempire le nostre capacità di stoccaggio del gas prima di questo inverno può aiutarci a prepararci a eventuali ulteriori interruzioni e tagli delle forniture di gas", ha twittato la Commissione Ue.