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Il piano del governo Meloni sulle privatizzazioni: “Previsti ricavi da 20 miliardi in 3 anni”

“Possiamo cedere alcune quote di società pubbliche senza compromettere il controllo pubblico, e su alcune società interamente di proprietà dello Stato possiamo cedere quote di minoranza a dei privati”: lo ha detto Giorgia Meloni annunciando un piano triennale sulle privatizzazioni da cui si attendono ricavi per 20 miliardi di euro.
A cura di Annalisa Girardi
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Un piano da 20 miliardi di euro in tre anni dalle privatizzazioni. Il governo è al lavoro su questo fronte, che concretizzerà nel documento economico di bilancio: "Si può fare con serietà come lo immagino io: possiamo cedere alcune quote di società pubbliche senza compromettere il controllo pubblico, e su alcune società interamente di proprietà dello Stato possiamo cedere quote di minoranza a dei privati", ha detto Giorgia Meloni in un'intervista a Quarta Repubblica. Precisando che ad esempio uno dei dossier sul tavolo sia quello che riguarda Ferrovie: "Lo stato mantiene sempre il controllo quando il controllo è fondamentale", ha precisato la presenze del Consiglio.

Insomma, quello di cui si parla è un percorso di privatizzazioni con l'obiettivo di rilanciare gli investimenti in alcune aziende strategiche e ridurre allo stesso tempo il debito pubblico. Tra il 2024 e il 2026 il governo prevede di incassare, grazie a questo progetto, circa 2o miliardi di euro. I dettagli del piano, però non sono ancora definiti, ma il Sole 24 Ore ha fatto alcune stime, sottolineando che le scelte più ovvie sono quelle riguardanti le società già quotate in borsa o quelle per cui fosse già previsto un percorso di cessione.

Oltre a Ferrovie, su cui la stessa Meloni ha fatto sapere che ci siano ragionamenti in corso, l'attenzione va subito a gruppi come Eni o Poste. Su altre partecipate il progetto sembra invece impossibile: ad esempio per quanto riguarda Enel, dove una ulteriore riduzione della quota dello Stato darebbe potenzialmente agli altri investitori la possibilità di mettere bocca sulle nomine in Consiglio di amministrazione, togliendone al Mef la prerogativa. In altri casi, invece, per lo Stato è importante mantenere un controllo sostanziale e di conseguenza una fetta di titoli consistenti, visto il settore di riferimento: è il caso ad esempio di Leonardo, che opera nell'ambito della Difesa, per cui difficilmente lo Stato deciderà di cedere dominio.

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