Il piano del governo Meloni per il caro energia: in arrivo subito 5 miliardi, ecco a chi andranno
Il primo decreto del governo Meloni è stato dedicato a Covid (in particolare al personale sanitario non vaccinato) e giustizia (su ergastolo ostativo e nuova norma contro rave party e raduni illegali), ma le prossime mosse dell'esecutivo dovrebbero rivolgersi al caro energia. Il prossimo decreto sul tema dovrebbe utilizzare circa 5-7 miliardi di euro, su un totale di 9-10 che il governo Draghi ha "lasciato", le entrate del 2022 sono state maggiori di quanto stimato.
Prima di tutto, si estenderanno le misure che sono già in vigore. Gli interventi strutturali saranno lasciati alla legge di bilancio, da approvare entro il 31 dicembre. Venerdì, una nuova riunione del Consiglio dei ministri dovrebbe approvare la Nadef (Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza), che contiene le indicazioni sull'andamento dell'economia italiana e le previsioni di spesa per l'anno prossimo. Poi il ministro dell'Economia invierà al Parlamento la relazione che riassume le intenzioni del governo, e le Camere dovranno approvarla.
Ci sono 5 miliardi di euro per prorogare le misure del governo Draghi
Dopo questi passaggi, che dovrebbero richiedere alcuni giorni, si potrà approvare un decreto legge che intervenga sul caro bollette e sul prezzo dell'energia. Questo dl prolungherà le misure già previste dal governo Draghi e contenute nel decreto Aiuti ter, che il Parlamento sta esaminando. L'Aiuti ter deve essere convertito in legge – e eventualmente modificato – dalle Camere entro il 22 novembre.
Tra le misure che il governo Meloni intende prolungare con un nuovo decreto c'è il credito d'imposta a favore delle imprese, che arriva al 40% per ridurre l'impatto delle bollette. Attualmente, sarebbe in scadenza a fine novembre. In più, dovrebbe essere prorogata la norma per cui Sace (società finanziaria controllata dal ministero dell'Economia) e il Fondo Pmi fanno da garanti, gratuitamente, per i prestiti concessi dalle banche alle imprese che ne hanno bisogno per pagare le fatture energetiche di ottobre, novembre e dicembre.
Sarà probabilmente previsto anche un nuovo bonus una tantum per le famiglie. Negli scorsi mesi, il governo Draghi ha distribuito prima un'erogazione da 200 euro a favore delle famiglie con un reddito inferiore ai 35mila euro l'anno, e poi, con il decreto Aiuti ter, un secondo bonus da 150 euro.
Infine, una misura che lo scorso esecutivo ha introdotto a marzo, e che poi è sempre stata estesa, è il taglio delle accise sui carburanti. La riduzione ammonta a quasi 30 centesimi al litro per benzina e diesel e a circa 10 centesimi per il gpl. È stata prorogata il 20 ottobre con uno degli ultimi atti del ministero dell'Economia nello scorso governo, e resterà in vigore fino al 18 novembre. Il costo della misura è di circa un miliardo di euro al mese per lo Stato, ma cancellandola i prezzi tornerebbero immediatamente più alti.
Complessivamente, il costo del prossimo decreto legge del governo Meloni dovrebbe essere tra i 5 e i 7 miliardi di euro. Il resto dei soldi rimanenti dalla gestione del governo Draghi – che aveva ‘lasciato in eredità' circa 10 miliardi di euro a causa di entrate maggiori del previsto – potrebbero essere utilizzati direttamente per la legge di bilancio del 2023.
Dove prenderà i soldi la legge di bilancio per il 2023
La legge di bilancio avrà come obiettivo separare i prezzi di elettricità e gas. Diverse forze politiche chiedono da mesi che sia l'Unione europea a intervenire con una separazione dell'andamento del prezzo del gas da quello dell'energia elettrica (esclusa l'elettricità che viene prodotta proprio con il gas, dato che in quel caso i due prezzi restano ovviamente legati l'uno all'altro). Il governo Meloni, però, sarebbe deciso ad agire di propria iniziativa se l'Ue non dovesse raggiungere questo obiettivo entro la fine dell'anno.
Dei circa 40 miliardi di euro dedicati alla manovra per il 2023, approssimativamente 30 miliardi saranno dedicati a contrastare l'aumento dei prezzi dell'energia. Una buona parte della legge di bilancio sarà finanziata con deficit, cioè facendo debito: per il 2023, infatti, l'obiettivo di deficit (cioè la quantità di soldi, in rapporto al Pil, che il governo prevede di spendere facendo debito) passerà dal 3,4% del Pil al 4,5%.
Questo aumento del debito previsto per l'anno prossimo sarà reso ufficiale proprio con la Nadef da approvare venerdì in Consiglio dei ministri. Il resto dei soldi per la manovra verranno in parte da una nuova tassa sugli extraprofitti delle aziende energetiche, in parte da un taglio delle spese ministeriali e in parte rivedendo il reddito cittadinanza e l'indennità di disoccupazione.